
(Ansa)
Editoriali
La rupture tra Parigi e Algeri
La sospensione degli accordi del 2007, che prevedono l'esenzione dal visto per gli algerini in possesso di un passaporto diplomatico, rientra nella "risposta graduale" promessa dal ministro dell'Interno francese, Bruno Retailleau
La crisi diplomatica tra Francia e Algeria continua a inasprirsi. Dopo il rifiuto da parte di Algeri di riaccogliere sul proprio territorio una sessantina di cittadini algerini che Parigi giudica “pericolosi” e vuole espellere, il ministro dell’Interno francese, Bruno Retailleau, ha annunciato lunedì sera la sospensione degli accordi del 2007 che prevedono l’esenzione dal visto per gli algerini in possesso di un passaporto diplomatico. La decisione rientra nella “risposta graduale” promessa da Retailleau, capofila dell’offensiva diplomatica del governo assieme al ministro della Giustizia, Gérald Darmanin. Che ieri, su Tf1, si è spinto ancora più lontano.
“Dobbiamo richiamare il nostro ambasciatore e porre fine ai passaporti diplomatici, che permettono agli algerini di venire in Francia per cure mediche o per fare la spesa”, ha dichiarato Darmanin su Tf1. Il Guardasigilli francese non ha inoltre escluso di mettere in discussione gli accordi del 1968, che facilitano ai cittadini algerini la possibilità di viaggiare, vivere e lavorare in Francia. “Potremmo anche arrivare a denunciare gli accordi del 1968, se l’Algeria non si riprende i suoi cittadini”, ha affermato Darmanin. Le relazioni tra Parigi e Algeri, già tumultuose per diversi dossier, dalla questione memoriale all’affaire Sansal, si sono ulteriormente degradate negli ultimi giorni con l’arresto a Montpellier di un influencer algerino di 59 anni, Doualemn, condannato a cinque mesi per “incitamento a commettere un crimine” a causa di un video su TikTok. Messo su un aereo per l’Algeria giovedì, è stato rispedito in Francia la sera stessa. La mancata espulsione ha fatto infuriare Parigi perché un primo tentativo di espellerlo, fallito, era già stato fatto a gennaio. “L’Algeria cerca di umiliare la Francia”, aveva dichiarato allora Retailleau. Che ora, assieme a Darmanin, minaccia di moltiplicare le misure di ritorsione.