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Editoriali
Cosa può fare l'Ue per non subire il ricatto di Vucic
Il leader serbo incontra von der Leyen e Costa mentre il suo paese è in rivolta. Il tentativo dell’Unione europea è frenare la sua deriva autoritaria e l’avvicinamento a Mosca
Il presidente serbo, Aleksandar Vucic, questa sera sarà a Bruxelles per una cena con António Costa e Ursula von der Leyen, mentre nel suo paese continuano le contestazioni per chiedere la sua partenza. Le proteste potrebbero finire nel menù della serata. “Non escludo che le manifestazioni in corso in Serbia saranno discusse e che saranno parte delle riforme che incoraggeremo la Serbia a fare”, ha detto ieri la portavoce della Commissione europea. L’Unione europea finora si è mostrata molto timida di fronte all’evoluzione interna della Serbia, rifiutandosi di criticare pubblicamente Vucic, nonostante il moltiplicarsi degli atti ostili. Il presidente serbo ha accusato l’Ue di essere all’origine delle proteste (“non siamo dietro le proteste”, ha risposto ieri la Commissione). Il 9 maggio sarà a Mosca per la parata dell’anniversario della vittoria nella Grande guerra patriottica della Russia e discuterà con Vladimir Putin di un rafforzamento delle relazioni, nel momento in cui rifiuta di allinearsi alle sanzioni europee contro la Russia. Vucicć prosegue la sua strategia di destabilizzazione nei Balcani occidentali, che sia con gli attacchi terroristici condotti dai serbi in Kosovo o con le minacce secessioniste del presidente della Repubblica serba, Milorad Dodik, in Bosnia-Erzegovina. Imitando altri autoritari ai confini dell’Ue, il presidente serbo sfrutta a suo vantaggio le debolezze europee. La priorità dell’Ue è di non spingere Vucic nelle braccia della Russia o della Cina e di evitare che alimenti ulteriormente il caos nei fragili Balcani occidentali. Ma il leader serbo non ha atteso il permesso di Bruxelles. E’ la questione centrale della cena di questa sera. Fino a che punto Costa e von der Leyen tollereranno che un paese candidato all’adesione operi come un agente nemico? La Serbia ha molto da perdere da una rottura. Se l’Ue non è capace di rimettere in riga Vucic, è meglio che abbandoni le pretese di essere un attore geopolitico.


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