
(Ansa)
Editoriali
Putin restituisce le attività ad Ariston
Dietro al primo tassello della distensione verso l’Italia, favorita dall'Amministrazione Trump, c’è la partita delle sanzioni europee. L'operazione arriva nel momento in cui la Russia ha condizionato il cessate il fuoco sul Mar Nero a una revoca delle sanzioni europee su beni agricoli e fertilizzanti
"Questo è il primo caso di investitori stranieri che tornano a fare affari in Russia!”. L’annuncio trionfante viene dal governatore dell’oblast di Leningrado, e si riferisce alla revoca del decreto n. 294/2024 con cui il presidente Putin, poco meno di un anno fa, aveva disposto il trasferimento delle attività dell’italiana Ariston a una sussidiaria di Gazprom. Dalla primavera 2023, infatti, la Russia si è dotata di un regime speciale per trasferire l’amministrazione provvisoria delle filiali russe di gruppi occidentali all’Agenzia federale per la gestione del patrimonio pubblico o, come in questo caso, direttamente all’industria di stato. Non una nazionalizzazione vera e propria, quindi, come avvenuta per altri marchi che hanno ceduto le proprie attività a società russe (Carlsberg o Danone), ma una gestione temporanea in vista di tempi migliori.
Tempi che ora sembrano essere prossimi: un mese fa, dopo i primi contatti tra americani e russi in Arabia Saudita, Putin aveva dato mandato al governo di predisporre un nuovo quadro regolatorio per il ritorno (sia pure condizionato) delle società occidentali in Russia. Il primo tassello della distensione, favorita dall’Amministrazione Trump, è la restituzione delle attività di Ariston Thermo Rus Llc alla famiglia Merloni che produce elettrodomestici dal 2002. Della vicenda di Ariston si era, del resto, interessata fin da subito la Farnesina che aveva istituito un Tavolo di lavoro a tutela delle imprese italiane che operano in Russia nel rispetto del regime sanzionatorio, così come la nostra ambasciata a Mosca, che ha sfruttato l’esistenza di canali di collaborazione consolidata. L’operazione Ariston si compie nel momento in cui la Russia, come già nel luglio 2023, ha condizionato il cessate il fuoco sul Mar Nero a una revoca delle sanzioni europee su beni agricoli e fertilizzanti oltreché sul principale istituto di credito agricolo del paese. La mano tesa all’Italia, forse individuata come possibile mediatrice a Bruxelles per una posizione di compromesso, non sembra quindi casuale.