Donald Trump (Ansa)

Editoriali

Aprire gli occhi sulla minaccia Trump

Redazione

I dati di EY sui dazi americani hanno stimato effetti sull'economia italiana tra mezzo punto e un punto di Pil da qui a due anni. Un danno evidente quanto insensato

Non c’è uno studio, una verifica empirica, una congettura appoggiata a qualche prova, con cui si possa dire che all’aumento delle imposte sulle merci in entrata corrisponda la possibilità di rafforzare la crescita economica o di difendere il potere d’acquisto delle famiglie. Gli economisti americani lo ricordano quasi ogni giorno a Donald Trump, che pure è vendicativo e ama fare liste di nemici. Dalle nostre parti si può parlare con più serenità, ma il problema è che non siamo noi europei a gestire la partita, se non attraverso i tentativi di dialogo diplomatico. Gli uffici tecnici di EY hanno stimato effetti sull’economia italiana dell’impennata di dazi verso gli Usa tra mezzo punto e un punto di Pil da qui a due anni.

Un danno evidente quanto insensato, cui si aggiungono altri effetti negativi, dovuti alle tensioni internazionali, ai prezzi delle materie prime, ai livelli ancora elevati dei tassi di interesse. Un quadro generale in cui resta, sempre nelle stime di EY, la possibilità di crescita per l’Italia, anche se non a livelli soddisfacenti. L’indicazione è per un più 0,4% nel 2025 e più 0,7% nel 2026. Crescita non sufficiente per incidere sulle condizioni delle famiglie e per dare impulso all’attività delle imprese. Occasione sprecata, perché il dato depurato dagli effetti dei danni autoinflitti per le scelte trumpiane avrebbe invece consentito di avere un rafforzamento economico capace di incidere anche su problemi strutturali, come il basso livello di investimenti e la stagnazione retributiva. L’inflazione italiana (che non si discosta in modo significativo dalla media europea) è vista in leggero calo, con la stabilizzazione attorno al 2%. Una stima da cui potrebbe derivare uno scenario di riduzione, malgrado tutto, dei tassi di interesse. La Bce farebbe certamente una certa fatica a mantenere una posizione ambigua e tendenzialmente conservativa di fronte a uno scenario di rallentamento economico senza rischi sui prezzi all’orizzonte. 

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