
(foto EPA)
editoriali
Non andare in blackout sul blackout in Spagna e Portogallo
Adattarsi e prevenire. Tutto quello che ci dice il collasso energetico di oggi nella Penisola iberica
Del blackout che oggi ha colpito la penisola iberica e, in modo minore, la Francia e altri paesi dell’Europa centrale si possono al momento dire solo due cose. La prima è che le cause – almeno a quanto si è appreso – sono avvolte dal più completo mistero (o riserbo). Le autorità spagnole e portoghesi e la Commissione Ue hanno escluso l’ipotesi dell’hacker, che inizialmente molti avevano sollevato. L’operatore del sistema di trasmissione spagnolo, Red Eléctrica Española, ha parlato di “forte oscillazione” nel “flusso di potenza” nella rete; l’omologo portoghese, Redes Energéticas Nacionais, di “oscillazioni anomale” nelle linee ad alta tensione spagnole riconducibili a un raro fenomeno di “vibrazione atmosferica indotta”. Nella sostanza, nessuno si sbilancia. Il che ci porta alla seconda considerazione, su cui invece non c’è il minimo dubbio: la situazione di paralisi, se non di panico, in cui sono precipitati i territori coinvolti ci fa capire quanto la nostra società è dipendente dalla fornitura costante e ininterrotta di energia elettrica.
In parte questo è inevitabile, perché dipende dalla diffusa adozione di device digitali e dalla trasformazione tecnologica in atto. In parte però è anche frutto di specifiche decisioni politiche: per quanti pregi possa avere, l’elettrificazione indotta e la dipendenza crescente da un singolo vettore di energia aumenta a dismisura le conseguenze di eventuali interruzioni. Questo comporta, da un lato, la necessità di investire nelle reti e nella sicurezza dei sistemi, in modo tale da contenere gli impatti di eventuali imprevisti o disservizi. Ciò è vero se fosse confermato che all’origine del blackout c’è un’oscillazione anomala della temperatura: l’adattamento al cambiamento climatico è la cenerentola del dibattito sul clima, sempre monopolizzato dalla riduzione delle emissioni. Dall’altro, evitare di dismettere in modo accelerato vettori energetici alternativi – come il gas negli usi domestici o i carburanti tradizionali nella mobilità – può rispondere a un’esigenza di sicurezza. Non mettere tutte le uova nello stesso paniere è un saggio consiglio finanziario, ma anche una buona regola in generale.

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