Il caso Consip e i pm irresponsabili
Fuga di notizie e falsi, ma Woodcock dice di non avere responsabilità
L’articolo di Repubblica su Henry Woodcock inizia così: “C’è una regola per i magistrati, che io rispetto, e che non mi consente di parlare. Quindi io non parlo, soprattutto in un momento delicatissimo come questo”. E meno male. Perché poi segue una serie sterminata di frasi e commenti del pm del caso Consip sulla propria inchiesta, a quanto pare fatta filtrare dai colleghi. Dopo la fuga di notizie, la fuga d’interviste. Ma si potrà mai addossare la responsabilità di questo a Woodcock? Giammai. Per risolvere la questione basterà chiedersi “Cui prodest?”, senza darsi una risposta, come fa il pm napoletano parlando delle manipolazioni dei carabinieri del Noe che hanno svolto le indagini su sua delega. E comunque Woodcock ha fiducia nel Noe e Scafarto, perché le intercettazioni false non sono un falso volontario ma “un errore”, per cui in ogni caso il pm non ha responsabilità. Anche perché, come dice Woodcock, quell’informativa “per me è tuttora un’interna corporis” su cui “sarei ancora in tempo a fare dei controlli”. Interna corporis mica tanto, visto che l’intercettazione taroccata è stata spifferata ai giornali. Ma quella è stata una fuga di notizie, di cui il pm non è responsabile. Anzi, è la prima vittima, dice Woodcock. E il magistrato non è responsabile neppure degli sbagli della sua polizia giudiziaria (“Qui parliamo di migliaia di pagine”), come non è responsabile dei commenti azzardati nelle informative (“un altro errore”). La colpa è del Noe, di cui però si fida. Insomma, i pm sono irresponsabili. E forse è proprio questo il problema.