Renato Soru (foto LaPresse)

Giustizia e politici, solita storia

Redazione

Soru assolto in secondo grado. Adesso che non ha più ruoli di punta

Al termine del dibattimento, la Corte d’appello che doveva verificare la sentenza di condanna a tre anni inflitta a Renato Soru in primo grado per evasione fiscale si è riunita per pochi minuti e poi è rientrata in aula per dichiarare assolto il patron di Tiscali ed ex presidente della Sardegna. Anche la procura aveva chiesto il proscioglimento, dopo aver verificato le carte dalle quali si evinceva che c’era stato un errore, poi sanato col pagamento delle tasse dovute, e non un reato. Viene da chiedersi perché queste stesse carte non siano state verificate nello stesso modo nel processo di primo grado, e si ha la tentazione di rispondere che allora Soru era un uomo politico di primo piano, segretario regionale del Partito democratico, e che quindi nei suoi confronti sia scattata una specie di riflesso condizionato pavloviano. Il politico ha sempre torto, condannarlo provoca popolarità e conferisce autorevolezza alla magistratura. Forse si tratta di una semplificazione eccessiva, ma è difficile non contemplare questa ipotesi per quanto maliziosa.

 

Il giudizio politico su Soru può essere ed è controverso, anche sulla sua gestione imprenditoriale è ragionevole esprimere critiche, ma tutto questo non può e non deve, non avrebbe dovuto, influire sul rigore necessario nell’esaminare la sua condotta sotto il profilo penale. Soru si è dimesso da segretario del Pd sardo in seguito alla condanna subìta ingiustamente. Se ha fatto male il suo lavoro politico questo doveva essere deciso dagli iscritti al suo partito, così come erano stati i cittadini sardi a giudicare come aveva governato l’isola.

  

Invece sulla sua vicenda ha in sostanza deciso la magistratura, con un procedimento e una sentenza, quella di primo grado, evidentemente affrettata e infondata. In un caso come questo, in cui si trattava di esaminare documenti, appare incredibile che due livelli di giudizio si esprimano, a distanza di un anno, in modo così diverso. Si dirà che alla fine la giustizia ha trionfato, che Soru non ha scontato una pena ingiusta, che dunque va bene così. Invece no. Ancora una volta l’ombra di un pregiudizio negativo nei confronti di un esponente politico si staglia sull’azione della magistratura e questo non va bene mai, nei confronti di chiunque indipendentemente dal suo orientamento e dal partito in cui milita. Per questo Soru ha diritto alla solidarietà di tutti coloro che aspirano a una giustizia imparziale, a cominciare proprio dai suoi avversari politici.

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