Henry John Woodcock (foto LaPresse)

Caso Consip o caso Woodcock?

Redazione

Sembrava un caso politico, può diventare un cortocircuito giudiziario

Quando è scoppiata la vicenda Consip c’erano due convinzioni: che si trattasse di uno scandalo politico e che i suoi protagonisti, a partire da Tiziano Renzi e l’amico di famiglia Carlo Russo, fossero quantomeno due pasticcioni. A distanza di un po’ di tempo le cose si sono ribaltate. L’inchiesta Consip è prima di tutto un cortocircuito giudiziario e i pasticci di babbo Renzi e dell’amico sono poca roba rispetto ai casini combinati da magistrati e carabinieri. Ora il pm Henry John Woodcock è sotto procedimento disciplinare davanti al Csm per aver violato il silenzio stampa e il capitano del Noe Scafarto, che sotto di lui ha condotto le indagini, è sotto inchiesta a Roma per aver manipolato le informative.

 

Ma le cose stanno degenerando ulteriormente. Quando è esploso il bubbone delle intercettazioni manipolate, scoperte dalla procura di Roma, a Napoli avevano provato a fare quadrato: Woodcock era sceso in campo in difesa di Scafarto e il 12 aprile il procuratore facente funzioni Nunzio Fragliasso acconsentì, confermando la delega al Noe sotto indagine a Roma, in cambio del silenzio dei pm. Il giorno dopo esce un’intervista di Woodcock su Repubblica, il motivo per cui ora è davanti al Csm, proprio su segnalazione di Fragliasso che si è sentito tradito da Woodcock. Due giorni fa, in un’interrogatorio di quattro ore in cui sono emersi altri errori, Scafarto ha scaricato Woodcock: il capitolo pieno di errori sui presunti 007 è stato scritto su iniziativa del pm. Ieri il procuratore Fragliasso ha scaricato pure i carabinieri: non abbiamo mai confermato la fiducia al Noe e a Scafarto. In questa storia ci sono tutti, o quasi, i problemi irrisolti della giustizia italiana.