Dario Franceschini e Matteo Renzi alla presentazione dei nuovi direttori dei musei italiani, a settembre 2015. LaPresse/Fabio Cimaglia

I "Tar-tanto peggio, tanto meglio"

Redazione

La vendetta museale del grottesco fronte trotzkista. Dal Fatto ai sovranisti

La sentenza del Tar del Lazio contro i bravissimi direttori dei musei di rilevanza nazionale non è soltanto l’ennesimo exploit dell’organo simbolo della paralisi amministrativa italiana. E’ invece parte costituente della “rivincita” di un più ampio fronte trasversale antiriforme. Se avete dubbi, andate a leggere alcune reazioni a mezzo stampa. Il Fatto, giornale del giustizialismo benecomunista, titola: “Riforme-disastro. Il Tar umilia Franceschini”. E’ bello, per Travaglio & Co., brindare al siluramento di una riforma e all’“umiliazione” di un ministro renziano. Ma se ci spostiamo sul fronte che un tempo si dichiarava liberale e garantista, e oggi spara le ultime raffiche sovraniste, ecco la Verità in stile Cronaca Vera: “Incredibile. Franceschini ha affidato i musei ai direttori stranieri. Però la legge lo vietava”. E Libero: “Franceschini finisce sotto un Tar”. Con chiosa: “Se abolissimo i tribunali nessuno potrebbe chiedere giustizia”. Ovvio, no? Dopo il renzismo che consegnava l’Italia alla JP Morgan, ecco il renzismo che abolisce la giustizia. D’altra parte, non è lo stesso schieramento (compresa la Lega salviniana)? Quello che aveva sostenuto il referendum No-Triv (salvo poi piangere sui posti di lavoro), che ancora strizza l’occhio ai No-Tav e che ha celebrato il momento del massimo splendore, assieme ai salotti benpensanti stile De Bortoli, con la vittoria del No al referendum? Un tempo questa ideologia era detta del “tanto peggio, tanto meglio”. Aveva una precisa matrice nell’area trotzkista della Quarta Internazionale, il proto-comunismo poi trasmigrato con Amadeo Bordiga nel Pci filosovietico. Oggi siamo all’asse Salvini-Brunetta-Grillo-D’Alema-Cgil-Tar del Lazio. Una garanzia per il futuro.