Trattativa senza "Faccia da mostro"

Redazione

Giovanni Aiello è morto da incensurato, dopo tante accuse indimostrate

"Si porta nella tomba tanti segreti”. C’è da giurare che gran parte dei commenti sulla morte di Giovanni Aiello saranno di questo tenore, sulla falsariga di quanto si è detto e scritto dopo la morte di qualunque persona coinvolta o tirata in mezzo in un qualche “mistero italiano”, da Giulio Andreotti a Francesco Cossiga, passando per Licio Gelli.

 

In questo caso si tratta di un personaggio minore, che però, grazie alle deposizioni in serie dei pentiti, è passato dall’essere uno sconosciuto poliziotto in pensione a diventare un oscuro agente dei servizi segreti (deviati) coinvolto nei crimini della Trattativa stato-mafia. Giovanni Aiello, passato alla storia con il nome di “Faccia da mostro” a causa di una cicatrice sul volto, è stato accusato di ogni nefandezza: dalle stragi di Capaci e via D’Amelio all’ omicidio di Nino Agostino, dall’assassinio di Ninni Cassarà al fallito attentato dell’Addaura, dalle bombe sui treni all’uccisione di un bambino.

 

Aiello era sempre presente su ogni scena del crimine, dicono i pentiti a intermittenza. Di “Faccia da mostro” ha parlato anche Massimo Ciancimino, dicendo che era un amico del Signor Franco, l’altro agente segreto che nessuno ha mai trovato e neppure identificato. Mai una di queste accuse mosse da almeno quattro procure ha trovato conferma, solo archiviazioni.

 

Lunedì Aiello è morto, da incensurato, dopo un malore mentre sistemava la barca a riva in un paesino calabrese, dove viveva. Immediatamente sono partiti i sospetti di complotto e la richiesta di autopsia, disposta dalla procura di Catanzaro. E’ giusto che si faccia per fugare ogni dubbio, altrimenti il rischio è che, come è accaduto con la salma del bandito Giuliano, tra 50 anni ci sarà un altro Antonio Ingroia che farà riesumare il cadavere per trovare i segreti nella tomba.