Il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini (foto LaPresse)

No ai magistrati da talk-show. Anche Legnini lancia l'#AllarmeDavigo

Redazione

Il vicepresidente del Csm raccoglie le preoccupazioni del Foglio: “Solo in Italia si passa con tanta facilità dalla tv a funzioni requirenti e giudicanti, fino alla presidenza di collegi di merito o della Cassazione”

Non fa nomi Giovanni Legnini, vicepresidente del Csm, durante il suo intervento al congresso dei penalisti. Non fa nomi ma basta una parola, “talk show”, perché davanti agli occhi dei presenti, e degli assenti, si materializzi la figura di Piercamillo Davigo. Il magistrato televisivo per eccellenza. Soprattutto dopo la sua apparizione molto discussa, martedì sera, ospite di Giovanni Floris su La7. 

 

 

Il Foglio, proprio prendendo spunto da quella intervista, e dalle sue dichiarazioni secondo cui chi non rifiuta la prescrizione deve vergognarsi, ha lanciato proprio in questi giorni l'#AllarmeDavigo. Dando conto delle preoccupazioni che quelle parole avevano sollevato, soprattutto all'interno del Csm. E a conferma che quella di Claudio Galoppi, presidente della settima commissione del Csm, non è una posizione isolata, arriva oggi l'attacco di Legnini. 

 

“In nessun Paese europeo - spiega il vicepresidente del Csm - è consentito passare con tanta facilità dai talk show o dalle prime pagine dei giornali a funzioni requirenti e giudicanti, fino alla presidenza di collegi di merito o della Cassazione. Non ci sono norme per arginare questo fenomeno. Ma risolvere questo problema è un dovere che spetta a tutti i protagonisti che tengono al rispetto, sacrosanto, dell'indipendenza della magistratura che anche i cittadini devono percepire. Non è in discussione la libertà d'espressione, ma c'è bisogno di recuperare senso di responsabilità e un esercizio equilibrato delle funzioni”.

Parole durissime cui si è aggiunta anche una preoccupazione, legittima, affinché il nuovo Codice Antimafia “possa essere interpretato e applicato in modo che le misure di prevenzione siano adottate nel rispetto dei diritti e delle garanzie fondamentali di ciascuno”.

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