Dida: Il Presidente Sergio Mattarella in occasione dell'incontro con i Magistrati ordinari in tirocinio nominati con D.M. 03/02/2017. Foto dal sito web del Quirinale

“La toga non è un abito di scena”. Una grande lezione di Mattarella ai magistrati

Redazione

"E' bene rifuggire da una visione individualistica della propria funzione che può far correre il rischio di perdere di vista la finalità della legge e l'interesse generale della collettività"

Pubblichiamo il testo integrale dell'intervento del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, all’incontro con i magistrati ordinari in tirocinio di questo pomeriggio al Quirinale. 


   

Un cordiale saluto al Ministro,

al Vice Presidente e ai componenti del Consiglio Superiore della Magistratura,

al Primo Presidente e al Procuratore Generale della Corte di Cassazione,

al Presidente e ai componenti del Comitato Direttivo della Scuola Superiore,

e, soprattutto a voi, cari magistrati in tirocinio.

Benvenuti al Quirinale.

  

Ringrazio il Vice Presidente Legnini e il Professor Silvestri. I loro interventi hanno consentito, ancora una volta, di apprezzare quanto sia proficua la collaborazione, tra il Consiglio Superiore e la Scuola, nella elaborazione – secondo le rispettive competenze – dei percorsi formativi diretti ai magistrati in tirocinio.

Ringrazio la Scuola che, pur nel tempo così ridotto riservatole quest'anno, ha svolto un ruolo di grande utilità.

L'attività che a breve inizierete a svolgere è complessa, anche perché complessa è la realtà nella quale essa si colloca

L'approfondita preparazione giuridica, che vi ha consentito di superare un concorso particolarmente selettivo, costituisce il pre- requisito indispensabile per l'esercizio della giurisdizione. Naturalmente, come ben sapete, non è l'unico elemento che garantisca congruità ed equilibrio delle decisioni che dovrete assumere nel rendere giustizia.

L'attività che a breve inizierete a svolgere è complessa, anche perché complessa è la realtà nella quale essa si colloca. Questo carattere, costante e permanente dell'attività dei magistrati – è reso ancor più evidente dall'irrompere delle dimensioni sovranazionali che mettono alla prova esperienze consolidate.

La prospettiva non più solo nazionale nella quale il magistrato deve muoversi delinea un orizzonte più ampio entro il quale rendere effettiva e autentica la applicazione della legge e, attraverso di essa, la tutela dei diritti; il che non vuol dire disperdere la propria tradizione giuridica bensì alimentarla in una dimensione europea al fine di assicurare che la tutela sia completa ed efficace.

   

E' parte anche del vostro lavoro, quindi, il compito di mantenere viva l'interlocuzione con la Corte di giustizia dell'Unione europea e con la Corte europea dei diritti dell'uomo, al fine di assicurare l'uniformità del diritto europeo, mantenendo sempre prioritario il rispetto dei nostri valori costituzionali.

La toga non è un abito di scena. Non si tratta di un simbolo ridondante o soltanto frutto di tradizione

Il diritto vive attraverso la conoscenza dei fatti e l'interpretazione delle norme. In altre parole, l'essenza della giurisdizione – che d'ora in poi è affidata anche a voi – consiste nella capacità di discernere le "regole" di legge da applicare al caso concreto; mediante un'attività sempre originale, non adagiata sulla mera ripetizione, perché variegata, e costantemente in trasformazione, è la realtà sulla quale siete chiamati a intervenire. Ma l'interpretazione, la scelta adottata, deve essere plausibile e non può mai esprimere arbitrio: è sempre la norma a dover delineare, perimetrandolo, l'ambito di riferimento dello ius dicere.

In questa prospettiva, si coglie il significato della toga che indosserete. Non è un abito di scena. Non si tratta di un simbolo ridondante o soltanto frutto di tradizione. Rappresenta, invece, il senso della funzione che vi apprestate a svolgere.

È uguale per tutti, anzitutto, perché "i magistrati si distinguono fra loro soltanto per funzioni".

Viene indossata per manifestare il significato di "rivestire" il magistrato, che deve dismettere i propri panni personali ed esprimere, così, appieno la garanzia di imparzialità, la quale si realizza mediante l'esclusiva soggezione alla legge e, quindi, la conformità ad essa.

  

Ai magistrati, infatti, viene richiesta una particolare capacità e maturità professionale, che non si concretizzano soltanto nella conoscenza, che consente di orientarsi in quello che viene chiamato il "labirinto del diritto", ma anche nello spirito critico e nella capacità di mettere da parte le personali convinzioni quando queste non trovino fondamento nella conoscenza dei fatti acquisiti e nelle norme dell'ordinamento.

Ai magistrati viene richiesta la capacità di mettere da parte le personali convinzioni quando queste non trovino fondamento nella conoscenza dei fatti acquisiti e nelle norme dell'ordinamento

Questo principio vale per tutte le professioni, ma per quella del magistrato assume un particolare significato e valore. L'irrinunziabile principio dell'autonomia e dell'indipendenza, garantite dall'art. 101 della nostra Costituzione alla funzione giudiziaria, non può essere, in alcun modo, una legittimazione per ogni genere di decisione, anche arbitraria, bensì rappresenta la garanzia di difesa da influenze esterne affinché il magistrato utilizzi il suo bagaglio culturale per applicare il diritto nel caso concreto.

Autonomia e indipendenza vengono rafforzate dall'applicazione obiettiva della legge, operata non in nome proprio ma in nome del popolo italiano, secondo le regole di legge definite dal Parlamento.

E' ben vero, naturalmente, che il magistrato non è uno strumento meccanico, chiamato ad esercitare in modo automatico la sua funzione, ma a lui si chiede di valersi della sua sensibilità e del suo sapere per tradurre nella decisione la volontà sociale espressa nella legge.

Non deve né perseguire né dar l'impressione di perseguire finalità estranee alla legge ovvero di elevare a parametro opinioni personali quando fa uso dei poteri conferitigli dallo Stato: si metterebbe, in tal modo, a rischio la credibilità della funzione giudiziaria che è un bene prezioso e fondamentale nella società democratica e nel disegno della nostra Costituzione.  

Vi è un delicato confine, da rispettare, tra interpretazione della legge e creazione arbitraria della regola.

   

Oggi, forse più che in passato, l'attività giudiziaria è spesso al centro del quotidiano dibattito pubblico, grazie anche all'evoluzione dei mezzi di comunicazione.

L'attenzione della opinione pubblica rivolta all'azione giudiziaria non può e non deve determinare alcun condizionamento nelle decisioni

Si tratta di un fenomeno che consente, ancor di più, alla magistratura, nel rispetto delle regole processuali, di amministrare la giurisdizione con la doverosa trasparenza.

Occorre, al contempo, essere consapevoli che l'attenzione della opinione pubblica rivolta all'azione giudiziaria non può e non deve determinare alcun condizionamento nelle decisioni.

Il processo penale non è una contesa fra privati che possano presumere di orientarlo condizionando i magistrati. Si svolge nelle aule di tribunale, perché in quelle aule va assicurata la realizzazione delle garanzie dettate dalla legge a tutela non solo delle parti ma anche della imparzialità del giudice.

È nelle aule che i fatti vengono ricostruiti secondo l'ordinato svolgersi del processo, le cui singole fasi sono strutturate proprio per assicurare e garantire autonomia e indipendenza.

È prossima, ormai, la vostra destinazione nelle sedi che, proprio in questi giorni, state scegliendo.

È sempre proficuo, per il corretto ed efficace funzionamento del sistema, che ogni magistrato si senta inserito nell'ufficio giudiziario cui appartiene e tragga beneficio dalla possibilità di confrontarsi con i colleghi con maggiore esperienza e con gli stessi dirigenti, cui spetta doverosamente promuovere la condivisione delle scelte attraverso riunioni periodiche dell'ufficio, in modo da potenziare l'efficacia di ogni singolo provvedimento e dell'azione giudiziaria nel suo complesso.

   

Le vostre decisioni risulteranno più forti e credibili se saranno frutto del confronto e della collaborazione maturata all'interno dell'ufficio, oggi con i colleghi più anziani. In futuro la vostra attività trarrà giovamento anche dal confronto con quelli più giovani, così come quello con voi sarà utile, oggi, ai vostri colleghi più esperti.

E' bene rifuggire da una visione individualistica della propria funzione che può far correre il rischio di perdere di vista la finalità della legge e l'interesse generale della collettività

E' bene rifuggire da una visione individualistica della propria funzione che può far correre il rischio di perdere di vista la finalità della legge e l'interesse generale della collettività.

Con il tempo, voi stessi maturerete maggiore esperienza e conoscenza ma siete e sarete, certamente, consapevoli – come siete oggi – che non potrete dare mai per scontata l'assoluta conoscenza delle norme. La disponibilità e l'attenzione nel continuo confronto con le ragioni delle parti e con i testi di legge è un segno distintivo dell'attività giudiziaria di un buon magistrato.

L'orizzonte che vi si apre è ampio, di grande rilievo e prestigio, culturalmente entusiasmante: la possibilità di rendere giustizia, di dar tutela e concretezza ai diritti dei cittadini in base alla legge è un compito tra i più affascinanti cui si possa ambire.

E' un compito che vi affida la società, quale comunità organizzata secondo la Costituzione, e che, certamente, svolgerete fedelmente, osservando con scrupolo i vostri doveri e adempiendovi con dedizione.

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