Il Brasile apre all'estradizione di Cesare Battisti
Il ministro della Giustizia dichiara che "è venuto meno il rapporto di fiducia" con l'ex Pac. Lui si difende: "Sono dalla parte della ragione"
Trattandosi del caso di Cesare Battisti, non è detto che sia davvero ciò che sembra. Ma le parole pronunciate poche ore fa dal ministro della Giustizia brasiliano, Torquato Jardim, sembrano lasciare supporre che qualcosa si stia muovendo davvero. “Ha rotto il rapporto di fiducia col nostro paese”, ha detto Jardim in un'intervista rilasciata a Bbc Brasil, riferendosi all'ex esponente dei Proletari armati per il comunismo. “Ha cercato di uscire dal Brasile – ha spiegato il ministro – senza una ragione precisa, dicendo che stava andando a comprare materiale da pesca. Ma ha rotto il rapporto di fiducia perché ha commesso un illecito e lasciava il paese, con denaro oltre il limite consentito, senza motivo apparente”. Si tratta di “un fatto nuovo”, che dunque potrebbe spingere il presidente brasiliano, Michel Temer, a concedere l'estradizione.
Prospettiva che pare farsi più concreta anche in virtù delle parole pronunciate dal sindaco di San Paolo, João Doria, che in questi giorni è a Milano per un viaggio istituzionale. Al termine di un incontro col primo cittadino Beppe Sala, Doria è sembrato risoluto: “L'estradizione? Deve essere fatta”. Dichiarazione inequivocabile. “Ora che c'è un esecutivo veramente democratico in Brasile, non possiamo dare protezione a un criminale”, ha scandito il sindaco della metropoli brasiliana.
A parlare in queste stesse ore, però, è anche il principale protagonista della vicenda. Dalla sua casa a Cananeia, sul litorale paulista, Cesare Battisti afferma che “l'arma per difendermi non è fuggire. Sono dalla parte della ragione, ho tutto dalla mia parte”. L'occasione per l'autodifesa, l'ennesima, arriva grazie a un'intervista concessa al quotidiano Correio do Estado, a cui l'ex Pac spiega di non avere mai avuto intenzione di fuggire, non avendo alcun interesse a lasciare un paese in cui si sente “protetto”, come il Brasile, per trasferirsi “in uno dove non so cosa mi succederà”. Dice anche, Battisti, che le pressioni politiche sul governo brasiliano “non si sono mai fermate” e che però “stavolta” si rende conto “che sono molto più forti e pesanti rispetto al passato”.
Del resto l'Italia, secondo il pluriomicida di Latina, è un paese “arrogante” al punto che sta accreditando l'ipotesi che ormai per l'estradizione è cosa fatta. Non solo. “Hanno creato questa immagine di terrorista, assassino, di me che sono la rovina dell'Italia. Ma io non ho ucciso nessuno, non esiste alcuna prova tecnica a sostegno delle mie condanne”. Un innocente perseguitato, è questa l'immagine che Battisti ha sempre dato di sé. L'Italia, a suo avviso, insiste per l'estradizione “per varie ragioni”, ma “soprattutto perché nei quindici anni in cui ho vissuto in Francia, ho fatto interviste per denunciare quel che accadeva in Italia: persone arrestate e sparite, uccise dalla polizia, suicidi sospetti, la mafia. Mi preoccupavo. E hanno creato un mostro, hanno cominciato a diffondere bugie: hanno mescolato questo con qualcosa di grave, la mia partecipazione alla lotta armata, che io non nego”. Non la nega. E per ora resta in Brasile.