Stefano Boeri (foto LaPresse)

Il sequestro di Norcia e il dramma di chi considera legale solo l'immobilismo

Redazione

Nessuno vuole prendersi più la responsabilità di adottare decisioni e di impartire ordini. E chi lo fa paradossalmente rischia di essere colpito dal potere giudiziario

L’ampliamento del potere di interdizione della burocrazia e la responsabilità condizionata della politica sono alcuni degli effetti che le calamità naturali di questo ultimo decennio hanno ulteriormente alimentato in Italia. Nessuno vuole prendersi più la responsabilità di adottare decisioni e di impartire ordini. E chi lo fa – paradossalmente – rischia di essere colpito dal potere giudiziario che applica pedissequamente la norma. Anche quando la responsabilità viene assunta in uno stato di evidente condizione di emergenza come il terremoto che ha colpito Umbria e Marche nell’ottobre 2016.

 

Alcuni mesi fa la parola “responsabilità”, ancora una volta, è stata il crinale per distinguere chi l’ha interpretata in modo estensivo, ovvero il sindaco di Norcia, Nicola Alemanno, e chi invece nel nome e per conto della tutela e della salvaguardia della responsabilità è intervenuto a sanzionare chi a suo giudizio ne aveva abusato, la magistratura. A gennaio era stato sequestrato un centro di aggregazione, ancora in costruzione, il centro polivalente di Ancarano di Norcia e il sindaco era stato indagato dalla procura di Spoleto, insieme al direttore dei lavori e al presidente della Pro Loco locale, per avere autorizzato la costruzione con procedure di emergenza post sisma erroneamente interpretate. L’edificio, costruito grazie a donazioni, doveva servire come luogo di ritrovo e come rifugio da eventuali altri eventi sismici.

   

   

Oggi come ieri è sotto accusa un altro edificio: nel pomeriggio è stato sequestrato dalla procura spoletina il centro polivalente di Norcia, costruito con i fondi della campagna “Un Aiuto Subito” promossa da Corriere della Sera e Tg La7. Insieme al sindaco Alemanno è indagato il celebre architetto Stefano Boeri che l’ha progettato all’interno di un più vasto progetto per la valorizzazione economico-culturale del territorio nursino. A lui e al sindaco viene contestata la violazione della normativa edilizia per la realizzazione del centro “in assenza del necessario permesso a costruire e dell’autorizzazione paesaggistica” perché le norme straordinarie sono “inapplicabili”, ha detto il gip che ha autorizzato il provvedimento, e perché l’edificio sarebbe stabile e non temporaneo. Per Boeri è “un gigantesco equivoco”. Il sindaco si è difeso: il centro è “smontabile e rimontabile”, perciò temporaneo. E’ paradossale che entrambi debbano schermirsi per avere realizzato un’opera che ora è sottratta alla comunità per esercizio zelante della burocrazia. Ed è paradossale che ancora una volta in Italia l’unica forma di legalità consentita coincida con l’immobilismo.

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