“Piove sindaco assassino”
L’enormità della condanna di Marta Vincenzi a Genova non indigna nessuno
Marta Vincenzi, che è stata presidente della provincia e poi sindaco di Genova può non essere simpatica, può persino essere considerata politicamente poco accorta, come sembra dimostrare il modo in cui al termine del suo mandato ha perso le primarie del suo partito. Ma non è un’assassina. Invece la Corte d’appello della sua città ha confermato la condanna, già inflitta in primo grado, per omicidio colposo, disastro e falso. La vicenda cui si fa riferimento è un’alluvione improvvisa e violenta, come quelle che spesso colpiscono la città della Lanterna, chiusa tra le montagne e il mare e attraversata da torrenti che in caso di piogge particolarmente consistenti diventano incontrollabili. Il 4 novembre del 2011 morirono quattro donne genovesi, tre delle quali erano uscite durante la tempesta per andare a prendere i figli a scuola, visto che i presidi avevano deciso, forse improvvidamente, di rimandare gli alunni a casa. E’ stata una tragedia gravissima, ma perché è diventata un omicidio di cui considerare colpevoli la prima cittadina e alcuni assessori e funzionari? Potevano, anzi dovevano prevedere quel che sarebbe successo? Questo è il parere della magistratura che però sembra fondato sul solito pregiudizio che cerca sempre di addossare la responsabilità a chi ricopre cariche politiche. Si arriva al “piove sindaco assassino”. Si tratta di un’enormità che dovrebbe sollevare critiche e indignazione. Ma nessuno se ne cura, segno che ormai il paradigma giustizialista è diventato senso comune, anche se contrario al buon senso. Resta solo da sperare che la Cassazione cancelli questa sentenza ricordando che la responsabilità penale è personale e che per essere condannati per omicidio bisogna essere davvero personalmente responsabili, e non soltanto simboli politici.
L'editoriale del direttore