Perché non eleggere a sorte il Csm?
Sarebbe più trasparente. Ma Grillo non avrà mai il coraggio di proporlo
Il procuratore capo di Milano, Francesco Greco, magistrato competente, alcuni giorni fa ha tirato una bordata sulla gestione del Csm, e sulla scarsa trasparenza del suo funzionamento: “Il problema del Consiglio superiore della magistratura è serio. Se non vogliamo che il populismo giudiziario decolli, dobbiamo ricominciare dalla trasparenza nella gestione del Csm, non sappiamo più nulla di quello che avviene all’interno”. “Se io ho bisogno di un’informazione dal Csm non so a chi rivolgermi se non al consigliere amico, una pratica questa che poi degenera in favori e clientelismo”. La sassata è caduta pressoché nel vuoto, perché il parlamentino dei magistrati non ha interesse a rendersi più controllabile.
Populismo giudiziario, dice Greco. Come non esistesse già. Ma, per paradosso, forse in aiuto di Greco potrebbe tornare utile la proposta del guitto populista. Perché Beppe Grillo, che ha lanciato la balzana idea di eleggere il “Senato dei cittadini” col sorteggio, non fa la stessa proposta per il Csm? A pensarci, qui le condizioni ci sarebbero: i magistrati sono una categoria di parigrado selezionata per concorso, e sono incorruttibili per definizione. Nel loro ambito sì che “uno vale l’altro” (o dovrebbe?). Competenza e qualità sono già assicurate, e allora perché non eleggerli tirando i dadi? Sarebbe una prassi di trasparenza. Ve lo diciamo noi perché Grillo non avrà mai il coraggio di proporre una cosa simile: perché i magistrati, alla trasparenza, non ci tengono proprio. Preferiscono il loro castale “autogoverno”. E gli amici Nino e Piercamillo non sarebbero contenti.