Davigo porta le manette al Csm
Il pm eletto al Consiglio superiore. I rischi della deriva grillina della giustizia
Il pm di Mani pulite Piercamillo Davigo farà parte del nuovo Consiglio superiore della magistratura. Il pm ha prevalso all’elezione tra i candidati di Cassazione ottenendo 2.522 voti, staccando la seconda eletta, Loredana Miccichè, di Magistratura Indipendente (1.761 preferenze). Solo con lo spoglio dei voti delle altre categorie (pubblici ministeri e giudici di merito) sapremo se il successo di Davigo è da considerarsi di natura personale o se sarà condiviso dalla sua corrente, e se quindi il pm riuscirà effettivamente a incidere sui lavori dell’organo di autogoverno delle toghe. In tal caso, fondamentale sarà la presenza di un vicepresidente di garanzia, nominato fra i componenti laici che saranno eletti dal Parlamento. E’ certo, però, che l’elezione rilancia Davigo sulla scena istituzionale, soprattutto ora che il M5s (di cui il pm è considerato consigliere ombra) è alla guida del governo.
Ai magistrati sono piaciute le continue bordate di Davigo contro il Csm e le sue nomine ritenute opache e correntizie. Una sorta di onda anti-establishment simile a quella che ha fatto trionfare il M5s e che potrebbe spingere i grillini a sostenere una riforma dei criteri con cui il Csm conferisce gli incarichi direttivi, anche se le nomine dei capi dei più importanti uffici giudiziari (come Milano, Torino, Roma, Venezia e Napoli) sono state già compiute dal Csm uscente. La triangolazione tra Davigo, il M5s e il governo potrebbe quindi spostarsi più concretamente sul piano legislativo, con il pm pronto a intervenire in maniera tambureggiante sui media per sponsorizzare le proposte dei pentastellati in tema di riforma penale, intercettazioni, carceri, lotta alla corruzione e antimafia. Beneficiando, magari, di un allungamento (ad personam?) dell’età pensionabile delle toghe, che gli consentirebbe di svolgere l’intero mandato in Csm.