Dal daspo all'agente sotto copertura. Ecco lo #spazzacorrotti
Il Consiglio dei ministri ha approvato il primo provvedimento sulla giustizia del governo gialloverde. Cosa prevede e quali sono i difetti (per niente secondari)
Al termine del Consiglio dei ministri che ha approvato il suo primo provvedimento, il ddl "spazza corrotti", il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede non nasconde la soddisfazione: "Dopo tanti anni di battaglie in nome della legalità, della giustizia, dell'onestà, portare in cdm questo ddl è motivo di orgoglio e di emozione. Oggi si apre una prospettiva di onestà e si ridà al paese l'immagine cui ha diritto. Non lasceremo scampo, non ci sarà margine, è certo che chi sbaglia paga". Sulla norma, costruita senza mistero su misura del pensiero grillino, c'è formalmente l'accordo con la Lega. Eppure alcuni non hanno mancato di notare l'assenza del ministro dell'Interno in Consiglio dei ministri – "Salvini prende le distanze? Perché è a favore della corruzione?", ha risposto il premier a chi gliene chiedeva conto.
I punti principali della riforma, e quelli più critici, sono il cosiddetto "daspo" per gli appalti a pubblici uffici e la possibilità di usare la figura dell'agente sotto copertura per i reati contro la pubblica amministrazione. Il daspo anticorrotti prevede una sanzione da 5 a 7 anni di interdizione dai pubblici uffici per i corruttori e il divieto di partecipare agli appalti della pubblica amministrazione per chi ha riveduto condanne fino a 2 anni. Per le penne superiori a 2 anni il divieto diventa a vita. Un aspetto, questo, che come faceva notare al Foglio qualche giorno fa l'ex ministro Roberto Castelli potrebbe essere "censurato d’incostituzionalità poiché in contrasto con il principio della redenzione del reo”. Inoltre, non è previsto nessuno sconto automatico a chi patteggia o ottiene la condizionale e diventa più difficile anche l'accesso ai benefici, come per i reati di mafia. L'agente sotto copertura, previsto nelle indagini per mafia e terrorismo, è esteso a quelle per i reati contro la Pa. Saranno esponenti delle forze dell'ordine che agiranno dove emerge un sospetto di corruzione.
La norma prevede anche agevolazioni per chi confessa volontariamente fatti non ancora oggetto di indagine, reati commessi non più di 6 mesi prima o restituisce entro quella data fondi ricevuti tramite corruzione. Chi si appropria di denaro non suo potrà essere indagato d'ufficio senza che sia necessaria una denuncia da parte della vittima, almeno nei casi più gravi.
Le misure proposte, tuttavia, come abbiamo scritto qualche giorno fa, hanno due difetti non secondari: sono illiberali e probabilmente inefficaci. E’ illiberale l’estensione retroattiva delle pene accessorie (come l’esclusione a vita dei rapporti con la Pubblica amministrazione) per reati commessi quando la normativa era meno punitiva. E’ illiberale mettere in campo agenti provocatori che inducano a commettere reati. E’ illiberale in generale dimenticare che uno dei caratteri della pena deve essere la riabilitazione.