Un buon colpo alla deriva manettara
Il voto del Csm è una vittoria dei magistrati contrari a interferire nella politica
L’elezione di David Ermini a vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura è la prima sconfitta subita dalla maggioranza di governo, che sui temi della giustizia esibisce un truce aspetto manettaro. Ermini colui che ha presentato la proposta di legge per la regolamentazione delle intercettazioni, il che fa ragionevolmente ritenere che si ispiri a una concezione garantista, attenta ai diritti dei cittadini e anche degli indagati.
Anche per questo la sconfitta dei manettari appare più lampante. Si tratta di una scelta importante non solo sul piano politico generale, perché ha spezzato l’antica collusione tra i settori conservatori e corporativi dell’ordine giudiziario e quelli giustizialisti. Paradossalmente sono stati i magistrati “di destra” a sostenere il vicepresidente che fino all’elezione militava nel Pd, mentre quelli “di sinistra” hanno preferito sostenere il candidato dei 5 stelle. Alla fine è stato decisivo il voto dei membri di diritto del Csm, il presidente e il procuratore generale della Corte di cassazione, e anche questo è assai significativo.
Questo non significa che la lunga ubriacatura giustizialista della magistratura italiana sia stata definitivamente smaltita, ma segna senza dubbio una svolta rilevante. Questa scelta dà respiro e fiducia alla maggioranza dei magistrati che non si sono fatti invischiare nella propagazione dell’idea sbagliata che spetti alla magistratura una funzione di supplenza e ingerenza nelle scelte politiche. Un Csm in linea con l’orientamento illiberale espresso in più occasioni dall’attuale maggioranza di governo sarebbe stato un fattore assai preoccupante. Per una volta si può dire che il pericolo è stato scampato.