Luigi Di Maio durante la conferenza stampa di ieri sugli arresti in Lombardia e Piemonte (foto LaPresse)

Una campagna elettorale fatta dai pm

Redazione

In assenza di proposte e idee per l’Europa la politica si affida alle procure

Le elezioni europee sono quasi sempre un po’ elezioni politiche, precipitano sul dibattito nazionale, diventano occasione per riaffermare o ribaltare equilibri di potere interni al paese, e sempre un po’ la ragione e il senso vero di questo tipo di elezioni si perde. Eppure forse mai come in queste elezioni che si terranno il prossimo 26 maggio è sparita l’Europa con la sua agenda – quali sono le proposte o le visioni dei partiti? – e con l’agenda europea, via via, sono stati rimossi anche i grandi temi che dovrebbero essere cari al dibattito pubblico (collegati alla politica continentale): l’economia, il debito, le politiche di sviluppo. E tutto questo è avvenuto, in Italia, mentre sempre di più la campagna elettorale è stata invece scandita da un rullio di tamburelli giudiziari, un avvitamento sempre più stretto, serrato, in cui ancora una volta – come in un’eterna maledizione – sono state le procure a determinare gli eventi attorno ai quali la politica ha imperniato poi la sua propaganda. Si è cominciato – e mai finito – con il caso Diciotti e tutte le conseguenze. Poi ci sono state le indagini sullo stadio della Roma, l’arresto del presidente del Consiglio comunale di Virginia Raggi, Marcello De Vito. Poi la soap opera, ancora in corso, sul caso Siri. Le indagini in Calabria su alcuni esponenti del Pd. E, di nuovo, gli arresti a Milano, che coinvolgono esponenti politici del centrodestra e un membro della giunta regionale lombarda presieduta dal leghista Attilio Fontana.

 

Quindi ecco che Luigi Di Maio va in conferenza stampa, ringalluzzito, agitando la questione morale e dicendo – ma è poi vero? – che “la prima emergenza del paese è la corruzione”. Ecco che i Cinque stelle di governo si sbilanciano intravvedendo un occasione di rilancio elettoralistico. Ecco che Salvini risponde polemico. Ecco il Pd che s’incunea, come può. Insomma tra un colpo al cerchio e uno alla botte, tra gli sbuffi e le urla, i bacioni e le minacce, si coglie la drammatica essenza del problema: manca la politica, mancano le idee, le proposte. Persino le alleanze europee dei nostri partiti sembrano bislacche, fragili, opportunistiche, dettate da principi che poco hanno a che vedere con quella cosa che si chiama visione.