La difesa non è sempre legittima. Il caso del tabaccaio di Ivrea
Un tentativo di rapina finisce con la morte di uno dei tre rapinatori. Ora i magistrati indagano per eccesso colposo di legittima difesa
Un tabaccaio di Ivrea, Marcellino Iachi Bonvin, ha sparato a tre rapinatori che stavano forzando l’ingresso del suo negozio e ne ha ucciso uno. Il magistrato ha aperto un’inchiesta per eccesso colposo di legittima difesa, per consentire al tabaccaio di essere assistito da un avvocato, ma solo all’esito dell’indagine deciderà se incriminarlo. Non c’è alcun accanimento, probabilmente non si arriverà all’incriminazione, anche per effetto della nuova normativa, ma probabilmente sarebbe finita allo stesso modo anche con la legge precedente. Però è giusto che un’indagine ci sia, perché non è vero, come dice la propaganda di Matteo Salvini e di Giorgia Meloni, che “la difesa è sempre legittima”. Un’affermazione di questo genere legittimerebbe automaticamente anche comportamenti inaccettabili e comunque è doveroso accertare che si sia trattato di difesa (il che in questo caso, che riguarda un commerciante che aveva già subito altre sette rapine, sembra indiscutibile).
A Ivrea (Torino) un tabaccaio spara e neutralizza un rapinatore che tenta di derubarlo, insieme a due complici poi fuggiti. Ora indagato per eccesso di #legittimadifesa.
— Giorgia Meloni ن (@GiorgiaMeloni) 7 giugno 2019
Per @FratellidItaIia la difesa è SEMPRE legittima: noi stiamo col tabaccaio!
Il pericolo dell’atteggiamento “securitario” consiste proprio in questo, nel promuovere campagne che, partendo dal diritto alla sicurezza, che è indiscutibile, o dalla sensazione di maggiore insicurezza, che invece è infondata, porta a generare paure e tensioni che poi si incanalano verso specifiche categorie, attraverso generalizzazioni che sconfinano nella xenofobia. E’ il caso della relazione tra immigrazione e criminalità, che viene data come certa nei tono tribunizi dei securitari, ma che non ha un fondamento nei dati statistici, come è stato dimostrato da documentate analisi della magistratura. Il principale fattore di criminalità in Italia, e non solo, sono le mafie, che hanno purtroppo da noi radici profondamente nazionali, anche se ora anche in questo campo si assiste a fenomeni di “globalizzazione”. Che gli immigrati disoccupati abbiano un tasso di criminalità superiore a quello medio è vero, ma nessuno direbbe che la disoccupazione è sinonimo di criminalità. Naturalmente anche gli eccessi di permissivismo sono altrettanto criticabili di quelli di segno opposto. I casi di criminali (immigrati o no non importa) non arrestati per cavilli discutibili e poi colpevoli di altri reati violenti non sono numerosi, ma servono ad argomentare campagne che così acquisiscono una certa credibilità. La sicurezza è un tema delicato, che va gestito con energia ed equilibrio. Farla diventare il terreno di uno scomposto confronto fra fondamentalismi rende più difficile garantirla.