Ridiscutere il carcere a vita
Storica e giusta sentenza della Corte di Strasburgo contro l’ergastolo ostativo
La Corte europea dei diritti umani ha chiesto all’Italia di rivedere le norme che regolano l’ergastolo ostativo (il carcere a vita), affermando che queste sono contrarie all’articolo 3 della Convenzione europea per i diritti umani, che vieta i trattamenti inumani e degradanti. L’ergastolo ostativo prevede che il condannato non possa ottenere, come gli altri detenuti, nessun beneficio (come riduzioni di pena o permessi d’uscita), a meno che non collabori con la giustizia. Il criterio della collaborazione, però, ha notato la Corte di Strasburgo, rappresenta una strada troppo “stretta”. La scelta di collaborare, infatti, non è sempre “libera”, per esempio perché alcuni condannati hanno paura che questo metta in pericolo i loro famigliari, e “non si può presumere che ogni collaborazione con la giustizia implichi un vero pentimento e sia accompagnata dalla decisione di tagliare ogni legame con le associazioni per delinquere”.
La decisione della Corte, di portata storica, assume molteplici significati se si guarda al contesto politico vissuto dall’Italia. Innanzitutto, ricorda a tanti esponenti politici – in primis al vicepremier Salvini – che non si può augurare il “carcere a vita ai delinquenti” (e “buttare via la chiave”) pur di raccattare consensi, perché questo auspicio è contrario alla Convenzione europea e quindi anche alla nostra Costituzione: nessuno può rimanere in carcere a vita, senza che sia valutato il suo percorso rieducativo. Il messaggio al governo gialloverde diventa ancor più evidente se si pensa che la recente riforma “spazzacorrotti” ha esteso l’ambito dei reati ostativi alla concessione dei benefici penitenziari, introducendo anche i reati più gravi contro la Pa. Ma la Corte sembra anche dare una bella picconata alla prassi, adottata da alcuni magistrati, di ricorrere ai pentiti per cercare, anche in assenza di prove, di venire a capo di inchieste giudiziarie. Se si lega la concessione dei benefici al pentimento, allora quest’ultimo rischia di non essere sempre genuino (vedasi il depistaggio sulla strage di Via D’Amelio). Infine, la decisione costituisce un chiaro assist alla nostra Corte costituzionale, che a ottobre sarà chiamata a esprimersi sulla costituzionalità dell’ergastolo ostativo.