Csm, tutti con Mattarella. Sarà vero?
Le parole del capo dello stato e la credibilità (non facile) da recuperare
“Il saluto e gli auguri sono accompagnati da grande preoccupazione. Quel che è emerso, nel corso di un’inchiesta giudiziaria, ha disvelato un quadro sconcertante e inaccettabile”. Non poteva iniziare in modo più diretto, intervenendo oggi al plenum straordinario del Csm, il capo dello stato Sergio Mattarella che ne è di diritto presidente. Ha denunciato, scegliendo le parole dal lessico di un non celato disgusto, “il coacervo di manovre nascoste, di tentativi di screditare altri magistrati, di millantata influenza, di pretesa di orientare inchieste e condizionare gli eventi, di convinzione di poter manovrare il Csm, di indebita partecipazione di esponenti di un diverso potere dello stato”, distorsioni “in totale contrapposizione con i doveri basilari dell’Ordine giudiziario e con quel che i cittadini si attendono dalla magistratura”. Ha stigmatizzato le “conseguenze gravemente negative per il prestigio e per l’autorevolezza non soltanto di questo Consiglio”, che minano “la credibilità e la capacità di riscuotere fiducia, indispensabili al sistema costituzionale e alla vita della Repubblica”. Infine ha posto il problema delle riforme, ormai inderogabili, delle normative che riguardano il Csm. Che, al pari della “stagione di riforme sui temi della giustizia e dell’ordinamento giudiziario”, competono però ad altri poteri, diversi da quelli del capo dello stato.
Un discorso ineccepibile, cui si potrebbe solo aggiungere, da osservatori esterni, una postilla: Mattarella fa bene a insistere, con garbo austero, sul problema della credibilità della magistratura; a patto che la magistratura capisca che è l’ora di smetterla con un atteggiamento di silenzio (o sopportazione) di fronte a meccanismi di consorteria che quella credibilità negano dalla radice. Anche quando non sono svelati dai trojan e tutti si sentono costretti a stupirsi dell’ovvio. Alle parole di Mattarella è seguito il dibattito, che ha visto tra gli altri l’intervento di Piercamillo Davigo. In sintesi, tra sensi di costrizione e parole di riscatto, tutti d’accordo con Mattarella. Ricordava un po’ l’atteggiamento dei partiti e del Parlamento tutto alla rielezione di Giorgio Napolitano, che chiedeva, accettando, riforme, riforme e riforme. Si sa poi come finì.