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Mannino ri-assolto, guai per la trattativa

Redazione

Appello favorevole all’ex ministro dc, si sgretola il teorema di Ingroia e soci

Nuova bocciatura giudiziaria per il teorema della Trattativa stato-mafia. Confermando la sentenza di primo grado, la Corte d’appello di Palermo ha assolto l’ex ministro dc Calogero Mannino dall’accusa di minaccia a corpo politico dello stato, nell’ambito del processo stralcio sulla presunta trattativa. Mannino, infatti, aveva scelto di essere processato con rito abbreviato e la sua posizione era stata separata da quella dei coimputati, gli ex ufficiali del Ros Mario Mori, Giuseppe De Donno e Antonio Subranni, l’ex senatore Marcello Dell’Utri, i boss Leoluca Bagarella e Antonino Cinà e Massimo Ciancimino, tutti condannati in Assise a Palermo nel filone principale del processo, di cui ora è in corso l’Appello.

 

Secondo l’impianto accusatorio, avanzato in primo grado dai pm Antonio Ingroia, Vittorio Teresi, Nino Di Matteo, Francesco Del Bene e Roberto Tartaglia e poi ripreso in Appello dai sostituti pg Sergio Barbiera e Giuseppe Fici (che per Mannino avevano chiesto 9 anni), fu l’ex ministro a dare input ai contatti tra i carabinieri del Ros e Cosa nostra negli anni delle stragi. Le accuse, però, sono state smentite, dopo essere state demolite in primo grado dal gup di Palermo Marina Petruzzella, che aveva parlato di “prove inadeguate”, “interpretazioni unidirezionali e indimostrate”, e di “suggestiva circolarità probatoria”. Mannino è vittima ormai da trent’anni di una persecuzione mediatico-giudiziaria: “Oggi parlano la sentenza che conferma l’assoluzione e le assoluzioni in tutti gli altri processi in cui sono stato trascinato in questi anni”, ha detto l’ex ministro. Traballa sempre di più anche il filone principale del processo.

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