Agenti provocatori? No, grazie
Archiviata l’indagine contro De Luca jr. Lezioni per i cronisti trash
E’ stata definitivamente archiviata a Napoli, su richiesta della stessa procura, l’indagine sul presunto giro di tangenti nel settore dello smaltimento dei rifiuti in Campania che esplose nel febbraio 2018, in seguito a un’inchiesta giornalistica realizzata dalla testata online Fanpage. Sono una ventina gli indagati archiviati, tra cui il consigliere regionale Luciano Passariello e Roberto De Luca, figlio del governatore della Campania, Vincenzo, che all’epoca fu costretto a dimettersi da assessore al Bilancio del comune di Salerno proprio a causa dell’inchiesta.
L’indagine si accompagnò alla pubblicazione online di una serie di presunte video-inchieste “scoop” (dall’accattivante titolo “Bloody Money”) da parte di Fanpage, che decise di sostituirsi agli inquirenti ingaggiando un vero e proprio “agente provocatore”, l’ex camorrista e collaboratore di giustizia Nunzio Perrella, che per settimane (munito di telecamera nascosta) si finse un imprenditore del settore dei rifiuti, riuscendo a tenere una serie di incontri con numerosi esponenti politici della regione, a cui propose ripetutamente tangenti e affari loschi. In realtà, nonostante i ripetuti tentativi di Perrella, dalla conversazione con De Luca jr. non emerse alcun cenno a mazzette o accordi corruttivi, ma la sola allusione bastò al Movimento 5 stelle per scatenare contro la famiglia De Luca la solita gogna mediatico-giudiziaria, con flash mob in piazza e richieste di dimissioni per padre e figlio (definiti “assassini della mia terra” da Luigi Di Maio, all’epoca vicepresidente della Camera e candidato premier grillino).
La decisione del gip di Napoli di archiviare l’indagine sembra non solo bocciare l’ennesima strumentalizzazione politica di vicende giudiziarie, ma anche condannare l’iniziativa pseudo-giornalistica di Fanpage, in cui alcuni cronisti (ora indagati per induzione alla corruzione) hanno creduto di potersi travestire da poliziotti e sgominare il crimine attraverso l’uso di un agente provocatore (figura non prevista dal nostro ordinamento), senza peraltro badare ai possibili rischi di intralciare la giustizia, quella vera.