Nascondere Palamara sotto al tappeto
Sulla giustizia Pd e M5s sono solidissimi: le correnti del Csm non si toccano
Sulla riforma della giustizia Pd e M5s continuano a essere distanti. Anche il vertice di giovedì tra il Guardasigilli Bonafede e la delegazione dem (Giorgis, Bazoli e Pinotti) si è concluso con l’ennesimo nulla di fatto. Solite dichiarazioni distensive e collaborative, ma il problema rimane: su prescrizione, riforma del processo penale e civile e intercettazioni le due compagini di governo non trovano accordo.
Solo su un punto, per ora, dem e grillini sembrano aver raggiunto un’intesa, ma anche questo è un compromesso che porta all’immobilismo: Bonafede avrebbe infatti accettato di scartare definitivamente l’ipotesi di introdurre il sorteggio per l’elezione del Consiglio superiore della magistratura. L’idea del sorteggio era stata avanzata con forza proprio dai grillini dopo che l’inchiesta di Perugia per corruzione nei confronti di Luca Palamara aveva rivelato ciò che in realtà tutti sapevano già da tempo, cioè l’esistenza di un sistema di spartizione sistematica tra le correnti togate delle nomine negli uffici giudiziari del paese. L’ipotesi del sorteggio non era certamente immune da limiti, sia di merito che di compatibilità costituzionale (anche se insigni giuristi come Michele Ainis avevano escluso violazioni della Costituzione), ma rappresentava una risposta radicale alla crisi della magistratura dopo decenni di rassegnazione.
Dopo cinque mesi, invece, la degenerazione correntizia della magistratura non sembra più interessare a nessuno. Quattro dei cinque consiglieri del Csm dimessisi per lo scandalo sono stati sostituiti (due con i subentri e due con elezioni suppletive, che peraltro hanno visto trionfare la corrente più colpita dallo scandalo), il quinto sarà sostituito con un’altra tornata elettorale suppletiva a dicembre, e ora anche la politica pare intenzionata a nascondere il problema sotto al tappeto. Così, il “mercato delle vacche” in Csm resta vivo e vegeto.