Rompere gli ingranaggi della corruzione
Un’inchiesta romana ricorda che non servono pene più alte, ma meno burocrazia
Ieri a Roma è stata scoperta l’ennesima trama corruttiva che coinvolge imprenditori e funzionari pubblici. Naturalmente per esprimere un’opinione di merito bisognerà attendere le risultanze processuali, ma il quadro che si delinea secondo le risultanze dell’inchiesta è ormai abituale: funzionari addetti all’assegnazione di appalti ricevono benefici da imprenditori che in cambio ottengono lavori ai quali non avevano diritto, in qualche caso addirittura spacciandosi per altre persone per sfuggire alle norme sulla rotazione degli appalti. Ogni volta che si verifica un episodio di questo genere si risponde con proposte di aumento delle pene, ma evidentemente non sono quelle pene, peraltro già piuttosto severe, a spaventare corrotti e corruttori. Probabilmente sarebbe più efficace un’azione preventiva non di tipo investigativo ma regolamentare.
Il sistema degli appalti, costruito attraverso una congerie di leggi e leggine continuamente modificate, proprio per la sua complessità farraginosa, conferisce ai funzionari che la debbono applicare un potere ostativo che amplifica la corruzione. Semplificare le norme in modo che chi ha diritto all’assegnazione sia certo che non ha bisogno di ungere le ruote, sarebbe una misura necessaria di prevenzione. Eliminando la discrezionalità impropria della Pubblica amministrazione che deriva dalla confusione normativa, si darebbe spazio alla reale concorrenza tra le imprese. Anche questa, la concorrenza, non può continuare a essere gestita attraverso formule obsolete come quella del massimo ribasso, regolarmente aggirate una volta ottenuta l’assegnazione con varianti in corso d’opera la cui autorizzazione dipende di nuovo dalla discrezionalità burocratica. Naturalmente non esistono norme perfette che aboliscano il malaffare, ma se fossero migliorate almeno alzerebbero l’asticella per chi vuole agire in modo disonesto. Invece, come è dimostrato da decenni di inasprimenti delle pene, questo non serve a ridurre il fenomeno corruttivo che ora è passato, nella maggior parte dei casi, dai responsabili politici agli addetti degli uffici, il che ne spiega la diffusione e indica anche dove sta il difetto di sistema.