Il Cane a sei zampe e la tartaruga
Il caso Eni-Saipem spiegato col paradosso di Zenone ai pm che si credono Achille
L’assoluzione in Appello con la formula più ampia dei manager di Saipem, controllata dall’Eni, dall’accusa di tangenti a un ministro algerino nel 2007-2010, è arrivata mentre in Parlamento si votava sulla riforma del ministro grillino della Giustizia Alfonso Bonafede che blocca la prescrizione dei reati. La presunta tangente contestata dalla procura di Milano si sarebbe concretizzata fra i 13 e i 10 anni fa.
Il giudizio di primo grado è del settembre 2018; quello di Appello arriva dopo un altro anno e mezzo. Questi sono i tempi della giustizia penale. Nel merito, i pm non erano riusciti a dimostrare il coinvolgimento dell’Eni e dal suo ex ad Paolo Scaroni, mentre aveva ottenuto condanne in primo grado per i top manager di Saipem, con sequestro di conti aziendali e personali. In Appello il procuratore Fabio De Pasquale ne chiedeva la conferma e la condanna di Scaroni. La sentenza dice: “Non ci fu nessuna tangente”. I soldi versati a una società di consulenza furono una parcella e non trasmigrarono verso un ministro algerino. Il sostituto procuratore generale Massimo Gaballo ha argomentato: “Non si può pretendere di chiederci la prova che ogni singola banconota avesse il timbro del Cane a sei zampe, sarebbe il paradosso di Zenone con Achille che non raggiunge mai la tartaruga”.
Dunque l’idea di giustizia della procura, che quanto all’operato di aziende di punta italiane in mercati esteri è stata già sconfessata dalla Cassazione sulle accuse a Finmeccanica-Agusta di tangenti in India, è che le prove non si possano pretendere. Peccato che il famoso paradosso sia portato ad esempio di dialettica accademica, mentre qui è in ballo lo stato di diritto. Anche il patteggiamento scelto nel 2015 dall’ex presidente di Saipem Algeria, Tullio Orsi, è stato esibito come prova di colpevolezza generale. Nel diritto non è così, tanto che se la Cassazione confermerà il giudizio di Appello Orsi potrà chiedere l’annullamento del patteggiamento. Chiunque ne sia vittima, dieci o più anni per un’assoluzione sono una mostruosità. In ogni caso, l’assoluzione di Scaroni e Saipem è una grande lezione di diritto per certi pm che si credono Achille. Può essere riassunta così: niente tartaruga, niente condanna.