Caiazza svela il bluff giustizialista di Davigo
A Piazzapulita il magistrato ripete il suo solito copione sulla prescrizione. Ma stavolta ha davanti il presidente delle Camere Penali che replica colpo su colpo. E con il contraddittorio l'ex pm di Mani pulite va ko
Dopo anni di monologhi incontrastati negli studi televisivi di tutta Italia, per la prima volta, giovedì sera, l’ex pm di Mani pulite Piercamillo Davigo ha avuto la sua dose di contraddittorio. Il presidente dell’Unione Camere Penali Italiane, Gian Domenico Caiazza, è infatti stato ospite della trasmissione Piazzapulita su La7, per un confronto faccia a faccia sulla prescrizione proprio con Davigo e Antonio Padellaro. Tanto è bastato, un accenno di contraddittorio, affinché le sparate giustizialiste dispensate da Davigo e dalle firme del Fatto quotidiano si dimostrassero del tutto slegate dalla realtà.
Così, l’ex pm sostiene di nuovo che la giustizia è lenta perché ci sono troppe impugnazioni? Ecco che Caiazza risponde ricordando che “il 60 per cento delle prescrizioni matura prima dell’udienza preliminare, quando gli avvocati non toccano palla”. Padellaro difende l’abolizione della prescrizione evocando le vittime delle “stragi rimaste impunite”? Ecco che Caiazza replica evidenziando che, se alcuni reati gravi finiscono in prescrizione, “bisognerebbe chiedere ai pubblici ministeri che si sono occupati delle indagini”, visto che “ormai in questo paese non si prescrive pressoché più nulla dei reati di allarme sociale”, ma a prescriversi sono i reati bagatellari.
Davigo torna di nuovo a rappresentare un paese in cui i colletti bianchi non finiscono mai in carcere? Ecco che Caiazza fa notare che “la corruzione rappresenta una percentuale minima del carico giudiziario” e che “le corruzioni aggravate ormai determinano pene alle quali è impossibile sottrarsi”. Padellaro torna ad appellarsi ai diritti delle vittime dei reati? Ecco che Caiazza ricorda un principio costituzionale basilare, e cioè che “il cittadino non può rimanere imputato o indagato a vita: la potestà punitiva dello Stato ha il dovere di fermarsi quando si è andati oltre i tempi ragionevoli del processo”. Il meglio, però, giunge alla fine, quando Davigo torna a proporre che siano gli avvocati a pagare per i ricorsi poi dichiarati inammissibili. “Questo sarà accettabile – replica Caiazza – quando i magistrati risponderanno personalmente delle inchieste sbagliate, degli arresti ingiusti e delle sentenze ingiuste che distruggono le vite delle persone”. E l’ex pm va ko.