Spazzare Bonafede
La “Spazzacorrotti” è incostituzionale persino per l’Avvocato dello stato
Persino l’Avvocatura dello stato, che generalmente è chiamata a difendere le posizioni del governo e le leggi approvate dal Parlamento, ha bocciato di fronte alla Corte costituzionale la legge “Spazzacorrotti”, il fiore all’occhiello del M5s e del suo giurista di punta Alfonso Bonafede. In particolare nella parte in cui vieta retroattivamente ai condannati per reati contro la Pubblica amministrazione di accedere ai benefici penitenziari e alle misure alternative al carcere. La legge simbolo del M5s, entrata in vigore un anno fa, ha inserito alcuni reati gravi contro la Pa nell’articolo 4 bis dell’ordinamento penitenziario, quindi tra i reati ostativi alla concessione dei benefici penitenziari (alla stregua dei reati di mafia), senza però prevedere alcuna regolamentazione della fase transitoria e quindi permettendo l’applicazione della norma anche ai procedimenti riguardanti reati commessi prima della sua entrata in vigore (come avvenuto nel caso di Formigoni e di diversi imputati condannati per reati contro la Pa nel processo “Mafia Capitale”). Ben diciassette tribunali e corti hanno così sollevato questioni di legittimità costituzionale della norma. Ieri, nell’udienza pubblica di fronte alla Corte costituzionale, l’avvocato dello stato Massimo Giannuzzi, a sorpresa, si è detto d’accordo con i difensori che chiedono la bocciatura della norma, tra cui il professor Vittorio Manes e l’avvocato Gian Domenico Caiazza (presidente dell’Unione camere penali). “Tutte le norme che peggiorano le condizioni precedenti devono essere lette come norme sostanziali e quindi non retroattive”, ha detto Giannuzzi, chiedendo alla Corte una sentenza interpretativa di rigetto, che stabilisca l’applicabilità della norma solo a fatti commessi dopo la sua entrata in vigore. “Diciassette ordinanze di rimessione dei giudici ordinari alla Corte costituzionale è un record storico. Non si è mai vista una legge appena promulgata travolta così da ordinanze di giudici di tutta Italia”, ha dichiarato Caiazza. La Corte costituzionale deciderà nei prossimi giorni. Per il momento di difendere la legge di Bonafede, l’uomo a cui la maggioranza sta affidando la riforma del processo penale, non se la sente neppure il suo avvocato.