Sovranismo giudiziario alternato
Caselli elogia l’Europa per i suoi pronunciamenti. Ma solo quando fa comodo
Abbasso l’Europa! Anzi, no: viva le istituzioni europee e sovranazionali! Il sovranismo giudiziario è in tilt. Tutto nasce dal parere favorevole della Commissione Ue sulla riforma della prescrizione voluta dal Guardasigilli Bonafede ed entrata in vigore il 1° gennaio. Nel country report sull’Italia, la Commissione si è espressa infatti positivamente sulla legge che blocca la prescrizione dopo la sentenza di primo grado, definendola “in linea con una raccomandazione specifica per il paese formulata da tempo”. In realtà, il rapporto della Commissione europea dice anche altro: “Tuttavia, in assenza della necessaria riforma del processo penale, la scarsa efficienza della giustizia penale, in particolare nello smaltire il gran numero di cause pendenti dinanzi alle corti d’appello, continua a ostacolare la lotta alla corruzione”. In altre parole, la riforma Bonafede sarà anche in linea con le raccomandazioni, ma senza un intervento legislativo che renda finalmente veloce la giustizia si rivelerà inutile. La Commissione non accenna al rischio che gli imputati possano restare in balìa dei processi per decenni, ma il pericolo è praticamente sottinteso. I punti di riferimento del forcaiolismo italiano, però, hanno ignorato quest’ultimo richiamo proveniente da Bruxelles, per concentrarsi solo sul “via libera” alla riforma Bonafede. Sul Fatto quotidiano, ad esempio, l’ex pm Gian Carlo Caselli ha celebrato la decisione della Commissione, ironizzando su coloro che avevano parlato di barbarie giustizialista: “Tutti cretini pure nell’Ue?”, si è chiesto Caselli, definendo la presa di posizione di Bruxelles “un brutto rospo da digerire per certe cassandre italiche”. A stupire non è tanto l’incompletezza dell’informazione, ma che a celebrare l’intervento delle istituzioni europee sia proprio uno dei principali fautori del sovranismo giudiziario come Caselli, che negli ultimi anni ha costantemente criticato la legittimità delle “sentenze straniere” della Corte europea dei diritti dell’uomo, cioè di uno dei principali organi giurisdizionali internazionali (dal caso Contrada alla recente pronuncia sull’ergastolo ostativo). I richiami europei vanno bene quando fanno comodo, per il resto basta il sovranismo giudiziario.