Il nuovo picco della malattia del Csm, endemica e ora anche epidemica, richiede cure. Perché il più grave rischio per il paese non è certo il saliscendi delle correnti dentro l’organo di autogoverno della magistratura, ma il discredito presso i cittadini di un intero potere dello stato. E’ già accaduto con la politica, ed è stato un disastro. Ora che è stato punzecchiato nel vivo dalla “chat dei magistrati”, Matteo Salvini si aspetta che “colui che comanda il Csm lo sciolga”. Bene, c’è solo da ricordare che quando la “fase uno” esplose Salvini era vicepremier ma nulla fece per indurre il titolare della Giustizia a intervenire con una riforma. Anche un osservatore equilibrato come Paolo Mieli ha chiesto, in un’intervista all’Huffpost, di “mandarli tutti a casa. Magari anticipando l’elezione Csm, perché no, anche attraverso il sorteggio”. Perché non ritiene ci sia agibilità politica per una riforma, del resto mai approntata. Esortare Sergio Mattarella a intervenire con le forbici è legittimo, ma vanno evitate forzature: il presidente della Repubblica ha una chiara consapevolezza della situazione.
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