A ottobre Piercamillo Davigo compie settant’anni e va in pensione, come prescrive la legge. Non sarà più magistrato in attività e quindi dovrà lasciare il seggio del Consiglio superiore della magistratura. Però non vuole: in ottobre entrerà nel vivo la discussione del caso Palamara e Davigo, che fa parte della commissione che se ne occupa, non vuole perdere l’occasione per illustrare in una fase che richiamerà molto l’attenzione dei media e del pubblico la sua visione giustizialista. Si può capire l’aspirazione e anche l’ambizione, ma dovrebbe prevalere il rispetto delle regole, che è peraltro solitamente richiesto anche se spesso in forma fanatizzata, proprio dai giustizialisti che a lui si ispirano. Ma per Davigo bisognerebbe fare un’eccezione, o meglio uno strappo, alle norme vigenti per tutti gli altri magistrati. Perché?
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