Poliziotti davanti al carcere di Rebibbia (Ansa)

Editoriali

L'ergastolo ostativo non è per sempre

Redazione

Andava bene ai tempi della strage di Capaci, oggi è solo un’aberrazione

L’ergastolo ostativo, cioè l’impossibilità assoluta per i condannati per reati di mafia (esclusi i collaboratori di giustizia) di poter accedere ai benefici penitenziari concessi agli altri detenuti, fu deciso nel 1992, come risposta emergenziale alla situazione che si era creata dopo la strage di Capaci. Era una misura comprensibile, come l’adozione del carcere duro (attraverso il 41 bis), in una situazione di assoluta emergenza. Ciò non toglie che violasse i princìpi costituzionali di eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge e di funzione riabilitativa della detenzione carceraria. Un paese può adottare una legislazione straordinaria in tempi straordinari. Negarlo sarebbe una sciocca adesione al principio fiat iustitia et pereat mundus. 

 

Però una scelta straordinaria deve avere tempi e metodi di applicazione determinati, non può diventare permanente e insostituibile, altrimenti invece di una deviazione momentanea dai princìpi democratici diventa una torsione pericolosa e inaccettabile. Lo stesso era accaduto con la norma che vietava la concessione di permessi ai detenuti per mafia, che la Corte costituzionale ha cassato senza che questo provocasse sfracelli. Ora la Consulta ha invitato il Parlamento ad abolire l’ergastolo ostativo entro un anno, altrimenti ne decreterà l’abrogazione. Dopo che si saranno sfogate le esibizioni di intransigenza verso il fenomeno mafioso, c’è da sperare che le forze politiche aiuteranno a stabilire nuove norme sull’ergastolo e, c’è da sperare, sul carcere duro, contemperando l’esigenza di mantenere alta la pressione sulle mafie e quella di realizzare una prassi carceraria efficace ma improntata ai princìpi costituzionali e al diritto umanitario. La giustizia deve aiutare a salvare il mondo, non rischiare di distruggerlo, e proprio per questo deve essere applicata in modo corrispondente alle singole situazioni e non per categorie.

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