Il guaio dei vaccini con la magistratura. Occhio
Reithera, il posticipo della seconda dose di Pfizer: meglio che i giudici evitino protagonismi nella campagna vaccinale. Lasciamo lavorare Figliuolo
Dopo che la Corte dei Conti ha annullato il finanziamento governativo di 50 milioni a Reithera per lo sviluppo di un vaccino nazionale, al Tar del Lazio è arrivato il ricorso di “350 cittadini in prevalenza disabili o fragili” contro il posticipo delle seconda dose di Pfizer, posticipo avallato dal Cts che è dunque il bersaglio legale dell’iniziativa. Nel frattempo Francesco Iacovone, Cobas nazionale, ha annunciato lo sciopero della fame contro la regione Lazio accusata di “violenza inaccettabile”. Sindacati nazionali e regioni sono in fermento sul calendario delle riaperture e sulla somministrazione ritardata delle seconde dosi che secondo alcune categorie dovrebbero essere affidate alle mete di vacanza mentre medici e Asl sono organizzati in base alla residenza anagrafica della gente.
Sono tutti casi lontani tra loro, soprattutto la vicenda Reithera nella quale a febbraio 2021 il Mise concesse all’azienda romana fondi di Invitalia (con a capo Domenico Arcuri) su input dell’ex commissario Arcuri. Ma pur nelle diversità è opportuno che nella campagna vaccinale la magistratura eviti di esercitare protagonismi. Soprattutto i giudici amministrativi. Altrettanto dovrebbe fare il sindacato che ha assunto posizioni non cristalline sulla questione del personale sanitario no vax: i sindacalisti di base avevano propugnato la via di una moral suasion per medici e infermieri, il tribunale di Belluno ha stabilito l’obbligo di vaccinazione, ora si affilano i ricorsi (nel 2018 la regione Veneto aveva impugnato il decreto dell’allora ministro Lorenzin sull’obbligo tradizionale di immunizzazione nelle scuole, la Consulta dette torto al Veneto). Ora che i politici di vario colore sembrano aver dismesso la retorica populista, lasciamo lavorare il generale Figliuolo.
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