Editoriali
Giustizia? Il nemico del Pd è il M5s
Perché l’agenda garantista di Letta è incompatibile con l’alleanza grillina
Enrico Letta ha espresso viva preoccupazione per le esternazioni di Matteo Salvini, il quale considerava impossibile trovare un’intesa sulle riforme del fisco e della giustizia. Ha fatto bene, ma in sostanza Salvini sulla questione giustizia ha posto, appoggiando un referendum con i Radicali, una questione importante, quella della responsabilità civile dei magistrati, che però è laterale rispetto ai temi in discussione ora nella commissione parlamentare. Letta dovrebbe guardare anche nell’altra direzione, però, quella dei 5 stelle che, divisi su tutto, sembrano graniticamente compatti nel difendere la riforma giustizialista introdotta da Alfonso Bonafede. Hanno chiesto un incontro urgente con la Guardasigilli attraverso un comunicato zeppo di giudizi liquidatori sulle proposte di Giorgio Lattanzi, ex membro della Consulta e coordinatore della commissione ministeriale costituita per affrontare la questione delle riforme della giustizia necessarie per realizzare il Pnrr.
Le proposte sulla delimitazione del diritto all’appello per le procure e la gerarchia di rilievo delle cause stabilita dal Parlamento vengono definite “incompatibili” con la visione dei 5 stelle. Inoltre c’è l’ostilità assoluta a modificare le norme sull’abolizione della prescrizione dopo il primo grado di giudizio, contenute nella legge Bonafede, i cui effetti, in assenza di correzioni, si vedranno nel 2025, cioè prima della scadenza del piano europeo (la legge è entrata in vigore il 1° gennaio 2020). Anche sul superamento dell’ergastolo ostativo automatico richiesto dalla Consulta, i 5 stelle chiedono interventi contro “il rischio che ritornino liberi i boss delle stragi”, formula suggestiva per proporre di conservare una norma anticostituzionale (anche Salvini non vuole intervenire sull’ergastolo ostativo). Ce n’è più che abbastanza per preoccupare Letta, se vuole promuovere la riforma della giustizia considerata indispensabile da Mario Draghi. Si attendono spiegazioni.