Editoriali
Il carcere dei presunti innocenti
Un carcerato su tre è in custodia cautelare. Dati choc
Il 30 per cento delle persone attualmente in carcere fa parte della categoria dei presunti innocenti. E’ il dato che si estrapola dalla relazione annuale presentata ieri al Parlamento dal Garante delle persone ristrette della Libertà personale, Mauro Palma, alla presenza del presidente della Camera Roberto Fico e del Ministro della Giustizia Cartabia. Di 53.661 detenuti, 16 mila sono in carcere in attesa di condanna. Statisticamente la maggior parte di loro verrà dichiarata innocente. Questo oltre che a danno della loro libertà, dei diritti fondamentali, della reputazione, delle relazioni, lavoro e vita, preme anche sulla detenzione di coloro i quali devono invece scontare una condanna definitiva, aggravata dai problemi di sovraffollamento.
Un dato così elevato dimostra che la custodia cautelare non è una extrema ratio ma è un abuso. Questo dato va associato anche a quello degli indennizzi per ingiusta detenzione, che nel 2020 ammonta a 37 milioni per 750 ordinanze di pagamento. Da considerare inoltre che i dati dello scorso anno sono influenzati dalla pandemia le cui misure di contenimento sociale hanno ridotto anche i reati. Come rileva il Garante nella relazione: “La decrescita è dipesa dai minori ingressi dalla libertà nel periodo di chiusura sociale per il rischio di contagio e dal maggiore ricorso alla detenzione domiciliare: questa principalmente dovuta a una più direzionata attività della magistratura di sorveglianza, piuttosto che all’efficacia dei timidi provvedimenti governativi adottati”.
Sottolineando la necessità di interventi che riducano la pressione carceraria, il Garante ha indicato uno specifico aspetto: la presenza di più di un terzo di persone detenute che hanno una previsione di rimanere in carcere per meno di tre anni. Ed è rispetto a questi casi che il ministro Cartabia ha proposto di ricorrere a misure alternative. Sorprendentemente d’accordo è anche il presidente Roberto Fico, il quale ha parlato di ricerca di soluzioni strutturali. Che rappresenterebbero la messa a terra della svolta garantista di Di Maio.
L'editoriale del direttore