Domenico Arcuri è stato sentito in procura per l'inchiesta sulle mascherine
L’ex commissario per l’emergenza Covid è indagato per peculato e abuso d'ufficio
L’ex commissario per l’emergenza Covid-19 Domenico Arcuri sabato scorso è stato sentito dai pubblici ministeri Varone e Tucci della procura di Roma, in relazione all'inchiesta sulle mascherine.
Arcuri è indagato per corruzione, peculato e abuso d'ufficio ma la procura ha già richiesto l'archiviazione del fascicolo per corruzione, perché "allo stato non vi è prova che gli atti della struttura commissariale siano stati compiuti dietro elargizione". Sulla richiesta si deve ancora esprimere il gip, Paolo Andrea Taviano.
Nell'incontro con i pm è stato possibile "un confronto e un chiarimento che si auspicava da molto tempo con l'autorità giudiziaria, rispetto alla quale sin dall'origine dell'indagine il dott. Arcuri ha sempre avuto un atteggiamento collaborativo, al fine di far definitivamente luce su quanto accaduto", spiega una nota diffusa dall'ufficio stampa dell'ex commissario.
L'inchiesta sulle mascherine
I fatti risalgono ai primi mesi dell'emergenza e riguardano l’importazione dalla Cina di 800 milioni di mascherine. L'inchiesta è partita nell’estate del 2020 ed è coordinata dal procuratore capo Michele Prestipino. Gli accusati sono gli intermediari di un'operazione che coinvolse la struttura commissariale guidata da Arcuri che, secondo la procura, avrebbero usato influenze e rapporti personali per assicurarsi un accesso privilegiato all’acquisto dalla Cina di mascherine per 1,25 miliardi di euro richiesto dalla struttura commissariale italiana istituita per gestire l’emergenza sanitaria.
Gli indagati sono otto: Mario Benotti – giornalista Rai in aspettativa che secondo i magistrati avrebbe avuto un accesso privilegiato all'acquisto di mascherine in nome del suo rapporto personale con Arcuri – l’imprenditore Andrea Vincenzo Tommasi, a capo di una delle quattro società coinvolte nell’indagine, Antonella Appulo, Daniela Guarnieri, Jorge Edisson Solis San Andreas, Daniele Guidi, Georges Fares Khozouzam e Dayanna Andreina Solis Cedeno. Nell’inchiesta sono coinvolte quattro società: la Sunsky srl, Partecipazioni Spa, Microproducts It Srl e Guernica Srl.
La procura ritiene che Benotti, "sfruttando le sue relazioni personali con Arcuri", si sia fatto "promettere e dare, indebitamente, da Tommasi (che a sua volta agiva in concorso con Guidi e Solis) la somma di quasi 12 milioni di euro, a titolo di remunerazione indebita (perché svolta al di fuori di un ruolo istituzionale-professionale) della sua mediazione illecita, siccome occulta e fondata sulle relazioni personali" con l'ex commissario "in ordine alle commesse di fornitura di dispositivi di protezione individuali ordinate dallo stesso Arcuri a tre società cinesi, individuate da Tommasi in partenariato con Guidi e Solis, i quali ricevevano provvigioni rispettivamente di 60 milioni e di 5,8 milioni di euro". Il tutto è aggravato dal reato transazionale, "per la commissione del quale ha dato il suo contributo un gruppo organizzato da Benotti, Tommasi, Solis, Guidi impegnato in attività criminali in più di uno stato".
L’indagine principale, coordinata dal procuratore Paolo Ielo, non riguarda solo il traffico di influenze ma anche la frode in pubbliche forniture e l'eventuale falso nella certificazione di prodotti non corrispondenti ai requisiti previsti, perché le mascherine che dovevano proteggere medici, infermieri, personale delle residenze per anziani erano fallate e hanno rappresentato un possibile danno per chi le indossava.
L’inchiesta aveva portato anche ai sequestri dei beni di alcuni indagati e a provvedimenti cautelari e misure interdittive, provvedimenti poi revocati dal gip il 12 marzo sul presupposto che i reati contestati non sarebbero stati più reiterati perché nel frattempo la struttura commissariale non era più guidata da Arcuri.