Editoriali
Processo Ruby: la fuffa non sussiste
Assoluzione per Berlusconi nel processo Ruby Ter. Il film delle persecuzioni
Silvio Berlusconi e il pianista Danilo Mariani sono stati assolti dal tribunale di Siena dall’accusa di corruzione in atti giudiziari. Le retribuzioni ricevute dal musicista per il lavoro svolto nelle residenze di Berlusconi erano state considerate dalla procura di Milano il pagamento del silenzio sui presunti reati commessi in quelle sedi, quindi gli atti erano stati inviati a Siena, residenza del musicista. La procura senese ha imbastito il processo anche con atti discutibili come la richiesta di una perizia psichiatrica nei confronti dell’ex premier, ha chiesto una condanna a quattro anni di reclusione, ma la decisione del tribunale ha stabilito che gli imputati sono innocenti “perché il fatto non sussiste”.
È l’ultimo atto di una lunga persecuzione giudiziaria iniziata nel gennaio del 2011, quando la procura milanese, sulla base di “prove evidenti” chiese il processo con rito immediato per Berlusconi, che nel 2013, dopo un procedimento accompagnato da una colossale campagna mediatica, fu condannato a sette anni di reclusione, persino uno in più di quelli richiesti dall’accusa. L’anno dopo, però, nel luglio del 2014, il tribunale d’Appello assolve Berlusconi, assoluzione confermata nel 2015 dalla Corte di cassazione.
Intanto si era sviluppato un altro filone di inchiesta, il cosiddetto Ruby bis, in cui erano imputati Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti. Così si arriva al Ruby ter, che in sostanza è un procedimento avviato per contestare il giudizio definitivo della Cassazione, e che è finito con la sconfitta formalmente della procura di Siena ma in sostanza di quella milanese che aveva provocato questa indebita prosecuzione o, come forse sarebbe meglio dire, questa insopportabile persecuzione giudiziaria. C’è da sperare che finisca qui, ma probabilmente ci saranno altre puntate della telenovela, perché per Berlusconi neanche le sentenze di assoluzione sono mai definitive.