EDITORIALI
Un voto sulla separazione dei poteri
Non si può ascoltare un senatore senza autorizzazione. Oltre il caso Renzi
La giunta per le immunità del Senato ha approvato con 14 voti a favore, due contrari e 4 astenuti la relazione della senatrice Fiammetta Modena (Forza Italia) con cui si propone di sollevare un conflitto di attribuzione di fronte alla Corte costituzionale contro la procura di Firenze che ha condotto le indagini su Matteo Renzi, nell’ambito dell’inchiesta Open. Ora sarà l’aula a doversi esprimere sulla vicenda. Per la giunta (si sono astenuti i senatori del Pd e del M5s), i pm fiorentini hanno violato le prerogative parlamentari previste dalla Costituzione, sequestrando dispositivi elettronici a soggetti vicini a Renzi e poi acquisendo conversazioni che coinvolgevano il leader di Italia Viva, quando questi era già senatore, senza chiedere la preventiva autorizzazione al Senato.
La giunta per le immunità ha concordato a larga maggioranza su un principio molto semplice, ma di grande civiltà. La Costituzione e la legge stabiliscono che i magistrati non possano sequestrare la corrispondenza di un parlamentare senza chiedere prima l’autorizzazione alla Camera a cui il parlamentare appartiene. Il concetto di corrispondenza, però, nel frattempo ha subito un’evoluzione tecnologica. La corrispondenza non è più soltanto in formato cartaceo, ma è anche elettronica ed è costituita da e-mail, sms, chat. Anche queste conversazioni devono quindi ritenersi coperte dal divieto costituzionale di acquisizione.
“Io non ho violato la legge, gli inquirenti hanno violato la Costituzione: questo è ciò che dimostrerò in tutte le sedi istituzionalmente preposte. Io non scappo dalla giustizia, io chiedo giustizia”, ha dichiarato Renzi dopo il voto della giunta, sottolineando il singolare atteggiamento del Pd, che ha finito per astenersi inseguendo il M5s: “Quello che era un partito riformista e garantista insegue oggi Conte e i suoi adepti nel peggior populismo, quello giudiziario. Sono curioso di vedere come voteranno in aula a scrutinio palese i colleghi del Pd, ricordando i principi sui quali sono stati eletti”.