Sergio Mattarella e Piercamillo Davigo (Ansa)

Editoriali

Davigo voleva per sé un processo show, ma Mattarella ha chiuso un'èra

Redazione

Il presidente della Repubblica ha preso a ceffoni una certa magistratura che da tempo ha ridotto la giustizia a “un terreno di scontro che ha sovente fatto perdere di vista gli interessi della collettività”. Applausi

Forse sperava di avere anche lui 92 minuti di applausi, come Fantozzi quella famosa volta. Il magistrato in pensione Piercamillo Davigo, ora che rischia di passare dalla parte degli imputati – per rivelazione di segreto d’ufficio assieme al pm Paolo Storariha provato a trasformare l’udienza preliminare al tribunale di Brescia, che da prassi si svolge a porte chiuse, in un evento pubblico, cioè con giornalisti e telecamere. Richiesta respinta dal giudice Federica Brugnara, ma il solo fatto che a Davigo sia venuta in mente dimostra una volta ancora una concezione perversa di giustizia, quella dello show: ma solo se adeguatamente gestito in proprio favore. Come quando, a parti invertite, per gli arresti di Mani pulite si avvertivano prima i fotografi; o quando, sempre a parti invertite, ai giornali filtravano dalle procure solo ed esclusivamente i fogli accusatori, mentre agli indagati era impedito parlare.

Ora, a parti invertite, Davigo vorrebbe la clacque ad applaudire. Ma nel frattempo in Italia, e ai massimi livelli, è successo qualcosa di importante, di epocale. L’applauso, uno dei più lunghi e convinti, lo ha ricevuto Sergio Mattarella quando davanti al Parlamento ha preso a ceffoni una certa magistratura che da tempo ha ridotto la giustizia a “un terreno di scontro che ha sovente fatto perdere di vista gli interessi della collettività”.

 

È arrivata l’ora di finirla con la giustizia spettacolo e con l’uso manipolatorio dello spettacolo di processi e manette. C’è solo una nota a margine, necessaria, da aggiungere a questa doppia scena finalmente degna di un paese civile. Ed è che i plaudenti mille di Montecitorio sono gli stessi, anche se non anagraficamente, che per trent’anni si sono invece inginocchiati, impauriti o peggio sono stati complici, davanti alla prepotenza della giustizia circense. Hanno abolito l’immunità e si sono lasciati processare anche le volte (non rare) in cui erano innocenti. Prima di avere un applauso come quello tributato a Mattarella, la politica italiana dovrà meritarselo.

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