editoriali
Una modella spiega la malagiustizia
Una Miss, una detenzione ingiusta di 74 giorni e una carriera distrutta
Dalle sfilate di moda in giro per il mondo al carcere di Civitavecchia a causa di un clamoroso errore giudiziario. Protagonista dell’incredibile vicenda Greta Gila, modella ungherese di 24 anni, già candidata a Miss Ungheria, Miss Turismo nel 2018 e tra le partecipanti a Miss Universo in Cina. La storia, raccontata ieri dal Messaggero, risale al marzo 2019. La modella si trova in Italia di passaggio, la sua meta è il Giappone, dove è attesa per un servizio fotografico. All’aeroporto di Fiumicino le forze dell’ordine fermano una sua conoscente, che ha con sé della cocaina. La donna afferma che la destinataria sia proprio Greta, in quel momento in un hotel. L’accusa è sufficiente per far arrestare Greta, che nel giro di un paio d’ore si ritrova in una cella del carcere di Civitavecchia, senza conoscere l’italiano e senza aver capito bene di cosa sia accusata.
La modella trascorre 74 giorni dietro le sbarre, poi viene scarcerata ma con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria a causa dell’indagine per spaccio internazionale nei suoi confronti. Solo il 16 dicembre 2019 la modella ritrova la libertà, grazie all’archiviazione dell’indagine su richiesta della stessa procura: “Infondatezza della notizia di reato nonostante le lunghe indagini”. L’incubo per Greta finisce, ma nel frattempo la sua carriera è stata distrutta. Il servizio fotografico in Giappone è stato cancellato, le altre offerte di lavoro sono svanite, i due mesi e mezzo trascorsi ingiustamente in carcere hanno lasciato segni pesanti sulla sua salute, tra cui incontrollabili crisi di panico. L’ennesimo errore giudiziario, che ora rischia di costare caro allo stato: la modella, tramite il suo penalista Massimiliano Scaringella, ha infatti avanzato una richiesta di indennizzo per ingiusta detenzione da 100 mila euro. Una vicenda che rende ancora più pressante l’appello espresso da Sergio Mattarella pochi giorni fa, durante il suo discorso di insediamento bis al Quirinale, per una riforma della giustizia che sappia restituire ai cittadini “fiducia e non diffidenza verso la giustizia”.