editoriali
Le vere oscenità della lettera di Tiziano Renzi
Il circo della gogna dà il peggio di sé su una missiva penalmente irrilevante
Da oggi pomeriggio diversi organi di informazione stanno divulgando i contenuti di una lettera che Tiziano Renzi scrisse al figlio Matteo il 5 marzo del 2017, cioè poche settimane dopo le dimissioni di quest’ultimo da presidente del Consiglio. La lettera è stata depositata dalla procura di Firenze nel procedimento contro Tiziano e la moglie Laura Bovoli, imputati per la bancarotta di tre cooperative. I difensori avevano chiesto di considerarla inammissibile, facendo leva sulle garanzie costituzionali a tutela della corrispondenza dei parlamentari. Il tribunale ha però rigettato l’istanza, ritenendo implicita nella nozione di corrispondenza “un’attività di spedizione in corso o comunque avviata dal mittente mediante consegna di plico a terzi per il recapito”.
In questo caso, la missiva è stata rinvenuta nel computer di Tiziano, ma non è chiaro se sia stata effettivamente inviata. Prima di acquisire il documento i magistrati avrebbero probabilmente potuto svolgere un controllo più approfondito sulla destinazione della missiva, dato che se questa fosse stata effettivamente inviata si sarebbe di fronte a una probabile violazione di una garanzia parlamentare prevista dalla Costituzione. Ma non è l’unico problema. La lettera è stata acquisita perché conterrebbe riferimenti ad alcuni affari gestiti dalla famiglia Renzi. Anziché essere depositato soltanto nelle sue parti penalmente rilevanti, il documento è stato acquisito integralmente. Risultato: i giornali hanno diffuso i contenuti della missiva ignorando le parti rilevanti e riportando solo i giudizi privati e penalmente irrilevanti espressi nella lettera da Tiziano Renzi nei confronti di suo figlio e di alcuni componenti del “giglio magico”. Piuttosto che fare cronaca giudiziaria, i media hanno messo in piedi la solita gogna e il solito sputtanamento (già in passato, peraltro, sono state pubblicate conversazioni penalmente irrilevanti tra Matteo Renzi e suo padre, e persino intercettazioni tra il padre dell’ex premier e il suo avvocato). Uno scempio giudiziario, mediatico e deontologico.