EDITORIALI
La Corte dica sì alla dissenting opinion
La Consulta è un organo politico, quindi serve trasparenza totale
Il carattere controverso dei quesiti referendari sulla cui ammissibilità si è pronunciata la Corte costituzionale ha provocato un dibattito che è proseguito anche dopo le decisioni assunte. Giuliano Amato ha deciso di illustrare meticolosamente le ragioni delle scelte, il che suscita una certa curiosità sull’ampiezza del consenso che le ragioni da lui esposte avevano ottenuto nella riunione della Corte.
La scelta di trasparenza adottata dal presidente risulterebbe più completa se fosse possibile conoscere i nomi e gli argomenti di chi avesse eventualmente espresso opinioni diverse. Sulle decisioni della Corte suprema americana viene comunicato anche con quale maggioranza sono state raggiunte e questo non riduce affatto il prestigio di quell’organismo. La dissenting opinion dà conto in modo più preciso del carattere della discussione, ma in Italia non è consentita. Già nel 2000, appena lasciata la Corte costituzionale, Giuliano Vassalli aveva proposto che si approvasse una legge ordinaria che consentisse di rendere note le opinioni e l’identità di chi aveva dissentito (e ovviamente di chi aveva consentito) con la decisione finale.
Fare chiarezza sui processi decisionali e sul loro carattere democratico servirebbe anche a rafforzare la convinzione di essere rappresentati nelle istituzioni, che serve a rinsaldare il vincolo tra eletti ed elettori. Sarebbe anche un modo per eliminare la distanza che c’è tra gli organismi dello stato e i cittadini, una dimostrazione che a tutti i livelli è aperto il confronto e che il metodo della maggioranza – che è la base della democrazia – non annulla la dialettica delle posizioni diverse. D’altra parte la Consulta è un istituto squisitamente politico, com’è politico il compito che le è assegnato, quello di verificare la costituzionalità delle leggi e delle diverse questioni che le vengono sottoposte, non è un organo tecnico che si limita ad applicare norme, proprio perché la stessa Costituzione viene letta e interpretata secondo lo spirito dei tempi. Anche per questo sarebbe ora di rendere trasparente fino in fondo il confronto che si svolge tra i giudici.