il caso
Navi, sommergibili e aerei italiani alla Colombia tramite D'Alema: adesso indaga la Procura di Napoli
L'indagine è partita dopo un esposto dell'Associazione parlamentare mediterranea su un brooker pugliese, che avrebbe avuto anche contatti con l'ex premier che in un audio relativo alla trattativa per la vendita delle armi diceva: "Alla fine riceveremo tutti noi 80 milioni di euro"
La Procura di Napoli accende i riflettori sull'asse Italia-Colombia, sulla trattativa per la compravendita di aerei, sommergibili e aerei, realizzati da Leonardo e Fincantieri, nella quale avrebbe avuto ruolo anche l'ex premier Massimo D'Alema. Secondo il Corriere della Sera, che riporta la notizia, l'indagine nasce in seguito a un esposto dell'Assemblea parlamentare del Mediterraneo (Apm) - un forum aperto ai paesi euro-mediterranei, che promuove la cooperazione tra paesi e ha sede proprio a Napoli - a carico di Emanuele Caruso che, insieme a un'altra persona, avrebbe provato ad accreditarsi come mediatore tra le autorità italiane e quelle colombiane, attraverso documenti falsi, che attestavano una presunte relazione tra i due e la stessa Apm.
A carico di Caruso, si ipotizzano reati per falso, truffa e sostituzione di persona. In particolare, quanto all'ultimo capo d'accusa, la Procura indaga in merito alla contraffazione della firma del segretario generale dell'Apm, l'ambasciatore Sergio Piazzi, e per l'intestazione del documento sul quale compaiono il simbolo e il nome del presidente risalenti a dieci anni fa. Il caso era stato sollevato nei giorni scorsi dal quotidiano la Verità, e successivamente era emerso un audio in cui Massimo D'Alema, parlando con uno dei colombiani che partecipavano alla trattativa, diceva: "Noi stiamo lavorando perché? Perché siamo stupidi? No, perché siamo convinti che alla fine riceveremo tutti noi 80 milioni di euro. Quindi si può fare un investimento, però non appena noi avremo questi contratti divideremo tutto, sarà diviso tutto. Questo non è un problema".
Si sarebbe insomma trattato di una trattativa parallela a quella che avrebbe dovuto portare avanti legittimamente il governo italiano che ha scoperto la vicenda attraverso il sottosegretario alla difesa Giorgio Mulè, informato dall'ambasciatrice Colombiana Gloria Isabel Ramírez Ríos: "Mi chiama l'ambasciatrice e mi dice che si era presentato da lei D'Alema dicendogli che lui aveva un mandato da parte di Leonardo nell'affare. Non capisce e me ne chiede conto. Io cado dalle nuvole. Sento il direttore generale di Leonardo, Lucio Cioffi, e mi dice che non sanno il perché ci fosse questo intervento di D'Alema. Che non aveva alcun ruolo nella vicenda". ha riferito Mulè a Repubblica.
Agli atti dell'indagine di Napoli figura anche l'audio di Massimo D'Alema, per ora non indagato. Ha assicurato che non avrebbe intascato nulla dalla vendita delle armi in sud America, ma non è escluso che la Procura possa estendere l'indagine all'ex premier. In quel caso il fascicolo sarà trasmesso a Roma per competenza.
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