Marco Siclari (foto Ansa)

Follie giudiziarie

L'ex senatore Marco Siclari arrestato dopo due anni e mezzo dall'ordinanza

Redazione

Terminata la legislatura, l'ex parlamentare ha perso l'immunità ed è finito ai domiciliari. Inevitabile chiedersi come sia possibile che le esigenze cautelari siano considerate ancora esistenti e attuali

L’ex senatore di Forza Italia, Marco Siclari, è finito ai domiciliari in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa due anni e mezzo fa. Il provvedimento di arresto era stato emesso nel febbraio 2020, nell’ambito dell’inchiesta contro la ’ndrangheta denominata “Eyphemos”, portata avanti dalla Dda di Reggio Calabria, ma non era stato eseguito perché Siclari era senatore e la Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari non aveva mai deciso se accogliere la richiesta della procura reggina. Non essendo stato candidato alle ultime elezioni politiche, con la fine della legislatura Siclari ha perso l’immunità parlamentare per cui l’ordinanza di custodia cautelare è diventata esecutiva.

 

Su disposizione della procura generale di Reggio Calabria, diretta da Gerardo Dominijanni, gli agenti della squadra mobile hanno quindi eseguito la misura degli arresti domiciliari. Inevitabile chiedersi come sia possibile che, dopo due anni e mezzo, le esigenze cautelari individuate  per giustificare l’arresto siano considerate ancora esistenti e attuali. Misteri della fede giustizialista. A rendere ancor più paradossale la vicenda è un ulteriore dettaglio: nel frattempo Siclari è stato condannato in primo grado dal tribunale di Reggio Calabria a cinque anni e quattro mesi di reclusione per voto di scambio politico-elettorale con la ’ndrangheta. In altre parole, la magistratura ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare per una persona già condannata in primo grado, sulla base delle esigenze cautelari individuate durante le indagini.

 

Un ultimo dettaglio: secondo i giudici che lo hanno condannato, accogliendo la tesi della procura, Siclari avrebbe accettato la promessa di procurare voti da parte di un esponente di spicco della cosca Alvaro. Per interessarsi ad appalti o a nomine importanti? No. Per favorire il trasferimento di una persona, imparentata con gli Alvaro, da un ufficio postale a un altro. Per sua fortuna ci sarà un processo d’Appello.

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