editoriali
L'Anm sconfessa il suo presidente sul caso Ocse
L'Associazione nazionale magistrati prende posizione a tutela dei giudici criticati dall’Ocse, rinnegando il presidente Giuseppe Santalucia: si dimetterà?
Con una settimana di ritardo, la giunta esecutiva centrale dell’Associazione nazionale magistrati ha preso posizione sul caso delle critiche rivolte dal Gruppo di lavoro anticorruzione dell’Ocse ai giudici italiani, accusati di assolvere troppo nei processi per corruzione internazionale. Il giudizio formulato dall’Ocse, ha sottolineato l’Anm in una nota, è “ingeneroso”, soprattutto dove attribuisce l’alto numero di assoluzioni anche all’“asserita incapacità di tribunali e corti di compiere una lettura complessiva e non frammentaria delle prove indiziarie”.
Una simile osservazione, afferma il sindacato delle toghe, “appare come il frutto di una considerazione non approfondita della realtà giudiziaria italiana, che si qualifica nel contesto europeo per la spiccata professionalità di una magistratura formatasi a livelli molto alti nella acquisizione e nella valutazione della prova indiziaria, anche in forza del contrasto ai fenomeni di criminalità organizzata”. “Gli approdi giurisprudenziali in tema di prova indiziaria – prosegue la nota – sono il precipitato di decenni di esperienza applicativa, ispirata da principi di garanzia che appartengono alla nozione di giusto processo di derivazione sia costituzionale che convenzionale. La capacità professionale dei magistrati, è appena il caso di ricordarlo, non si misura sui risultati di condanna ma sulla corretta e rigorosa applicazione delle regole dell’accertamento penale”.
Si tratta di una presa di posizione nettamente diversa da quella assunta inizialmente dal presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, che al Foglio escluse qualsiasi intervento a tutela delle toghe italiane: “Per noi non si pone un problema di lesione dell’indipendenza dei giudici”. Non sembrano averla pensata allo stesso modo gli altri componenti della giunta esecutiva dell’Anm, in particolare quelli appartenenti alla corrente di Magistratura indipendente, che hanno spinto per una presa di posizione sul caso. La domanda sorge spontanea: dopo essere stato sconfessato, Santalucia avrà il coraggio di dimettersi?