Fabio De Pasquale (Ansa)

Editoriali

L'assurda promozione di Fabio De Pasquale, il pm del caso Eni

Redazione

Per il Consiglio giudiziario di Milano la condotta del pubblico ministero “non fu imparziale”, ma potrà continuare a fare l’aggiunto. Un parere incomprensibile per un caso che fu una figuraccia

Il Consiglio giudiziario di Milano ha espresso parere positivo per la conferma del pm Fabio De Pasquale come procuratore aggiunto di Milano per altri quattro anni. Il parere verrà ora trasmesso al Csm, a cui spetta l’ultima parola sulla conferma delle toghe agli incarichi direttivi e semidirettivi. Secondo quanto riportato da Ansa e Corriere della Sera, il consiglio giudiziario ha rilevato in De Pasquale una condotta “non imparziale” nel processo Eni-Nigeria, condotto insieme al collega Sergio Spadaro, in particolare sottovalutando le prove su Vincenzo Armanna e Piero Amara favorevoli alle difese di Eni (tanto che entrambi i pm sono ora sotto processo a Brescia con l’accusa di rifiuto di atti d’ufficio), e nel frattempo valorizzando le prove che potevano mettere in dubbio la terzietà del presidente del collegio giudicante, Marco Tremolada. Per il Consiglio giudiziario, tuttavia, si tratta di episodi collegati a un solo processo e che sono stati eccezionali e unici all’interno di un quadriennio, dunque si può ritenere che nel complesso non abbiano intaccato in De Pasquale i requisiti di “imparzialità” ed “equilibrio” richiesti dalla legge.

 

Peccato però che il “solo” processo Eni-Nigeria sia stato quello che negli ultimi anni ha impegnato di più la procura milanese, portandola a ipotizzare l’esistenza della più grande corruzione internazionale della storia (tangente da un miliardo di dollari), commessa da quindici soggetti, tra cui i vertici di Eni e Shell, poi tutti assolti in via definitiva. Una figuraccia su scala planetaria. Sorprende che, di fronte a questi fatti, oltre al Consiglio giudiziario, anche il nuovo procuratore di Milano Marcello Viola si sia spinto a esprimere un parere positivo su De Pasquale (dopo quello negativo espresso dal facente funzioni Riccardo Targetti), e che persino l’Ordine degli avvocati abbia svolto “apprezzamenti” per l’operato del pm. Lo stesso pm accusato di aver nascosto prove agli imputati e ai loro avvocati. I cortocircuiti del rito ambrosiano.

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