editoriali
Uggetti innocente e la vergogna del Fatto Quotidiano
L’ex sindaco di Lodi assolto in via definitiva da un’accusa inconsistente. Ma Travaglio continuerà a dire che gli innocenti non esistono?
L’ex sindaco di Lodi Simone Uggetti è stato (nuovamente e per fortuna definitivamente) assolto dall’accusa di turbativa d’asta. Dopo una prima condanna, l’amministratore esponente del Pd era stato prosciolto in Appello, ma la sentenza era stata annullata dalla Cassazione, che ha ordinato un nuovo processo, che si è ora risolto con la definitiva assoluzione per la “tenuità del fatto”. Uggetti, nella predisposizione del bando per la gestione di due piscine, aveva condiviso una bozza con l’avvocato Cristiano Marini, che sedeva nel cda della società che poi si era aggiudicata l’appalto. L’appalto però è stato regolare e il bando non presentava alcun carattere che favorisse alcuno.
Su Uggetti però si scatenò una campagna mediatica, soprattutto per opera del Fatto quotidiano. Quando Uggetti fu assolto nel primo appello, Luigi Di Maio si scusò con lui, che naturalmente aveva dovuto dimettersi dall’incarico amministrativo. Il commento di Marco Travaglio fu come spesso gli accade, insolente e infondato. “Qualche specialista”, disse allora il campione del giustizialismo, “prima o poi indagherà sulla sindrome di Stoccolma che ha colpito i Cinque stelle alla caduta di Conte. La forma più acuta si riscontra in Di Maio che si è scusato sul Foglio per aver avuto ragione sull’ex sindaco di Lodi”.
Sistemato Di Maio, Travaglio dipinge così Uggetti: “Arrestato nel 2016 per aver truccato la gara d’appalto, minacciato l’ufficiale della Finanza che indagava, cancellato e-mail dal suo pc e infine confessato al gup la turbativa d’asta”. Non era vero niente, non c’è traccia di alcuna confessione, ovviamente smentita dall’interessato, mentre l’esito definitivo del procedimento accerta l’innocenza di Uggetti. Per la verità era innocente anche prima, visto che chiunque è tale fino a sentenza passata in giudicato, ma per Travaglio gli innocenti non esistono, come deve avergli spiegato Piercamillo Davigo (oggi condannato per rivelazione di segreto d’ufficio, anche lui innocente fino a che la sentenza non sarà confermata definitivamente).