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Editoriali

Cara Anm, la credibilità in calo della magistratura non dipende da Meloni

Redazione

Il sindacato dei magistrati denuncia attacchi da parte del governo, ma è solo un modo per evitare di interrogarsi sui tentativi di mostrarsi superiore a tutti gli organismi della democrazia

Il sindacato dei magistrati insiste nel denunciare una campagna di delegittimazione messa in atto dal governo nei confronti della magistratura. Forse non si rende conto che è proprio questo atteggiamento di contrasto permanente nei confronti della politica, che comunque è basata sul consenso elettorale, che crea un alone di sospetto sulle intrusioni dei magistrati. La scorsa settimana sono stati assolti in Cassazione i genitori di Matteo Renzi (processo sulle presunte false fatture) e ieri in appello è stato prosciolto il governatore della Lombardia Attilio Fontana, dopo anni di inchieste che, secondo i giudici, non avevano  solide fondamenta. Non sono che gli ultimi casi in cui l’accanimento giudiziario contro esponenti politici o, anche peggio, i loro famigliari appare come il sintomo di una pratica che non è conseguenza dell’indipendenza ma, al contrario, di una pretesa di esercitare una sorta di funzione di “controllo” della politica. Attribuire il calo di credibilità della magistratura, testimoniato da tutti i sondaggi, agli attacchi del governo è un modo per evitare di interrogarsi sui problemi che nascono nei casi in cui, senza rispettare i limiti costituzionali, la magistratura vuole ergersi a autorità morale superiore a tutti gli organismi della democrazia. Anche l’opposizione sorda a ogni tentativo di riforma della giustizia, ormai non convince più, su questo fronte, e il suo tentativo di attribuire alla magistratura associata un potere legislativo che non le compete. Insistendo in questo atteggiamento la magistratura finisce per non essere ascoltata anche sulle questioni, come quelle sul funzionamento effettivo degli uffici giudiziari, sulle quali l’esperienza quotidiana può fornire indicazioni alla politica, cui spetta fare le leggi. Chi volesse lavorare per accrescere la credibilità dell’ordine giudiziario dovrebbe evitare di ripetere il disco rotto dell’attacco politico all’indipendenza della magistratura e, invece, esercitare  quell’autonomia, nei limiti definiti dalla Costituzione, per rendere più efficace, rapida e razionale la giustizia in Italia.

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